giovedì 26 febbraio 2009

Zuppa di cicerchia e prosciutto d'oca con pane croccante + miracolo e ringraziamenti

Dall'Umbia , tra le varie cose, mi sono portata a casa un bel sacchetto di Cicerchia dell'Altopiano di Colfiorito e uno strepitoso prosciutto d'oca....il connubio in questa zuppa è stato fantastico!
Con questa zuppa partecipo a "Raccolta di Zuppe e Minestre" la bella iniziativa di Cristina



Ora la ricetta:



Per 2 porzioni abbondanti (o 3 normali)

80 gr di cicerchia
1 carota
1 costa di sedano
1 cipolla
1 grossa patata
150 gr di funghi misti (chiodini e pleurotus nel mio caso)
3 fettine di prosciutto d'oca dello spessore di 1/2 cm circa
olio evo
sale e pepe


La sera precedente mettere a bagno la cicerchia in acqua fredda (cambiando 3 o 4 volte l'acqua).

Tritare la carota, il sedano e la cipolla e metterle a soffriggere con 2 cucchiai d'olio. Tagliare a dadini una delle fette di prosciutto e aggiungerla al soffritto. Nel frattempo sbucciare, lavare e tagliare a dadi la patata, mondare e tagliare a pezzi anche i funghi, quindi aggiungerli al soffritto e far insaporire qulache minutino. A questo punto aggiungere la cicerchia e coprire con qualche mestolo di acqua calda. Far cuocere 45/50 minuti a fiamma bassissima dalla ripresa del bollore. A cinque minuti dal termine salale e pepare a piacimento.

Mettere il coperchio e far riposare qualche minuto.

Mentre la zuppa cuoce, tagliare a listarelle le altre due fette di prosciutto e farle rosolare brevemente in una padella antiaderente (senza olio), togliere il prosciutto e far saltare anche le listarelle di pane.

Versare nei piatti la zuppa e completare con le fettine di prosciutto e di pane, un goccio d'olio crudo e un'ultima macinata di pepe (se graditi) e via subito in tavola!


Certo, l'ideale sarebbe stato usare un buon brodo vegetale: io ne ero sprovvista, ma non mi andava proprio di alterarne il sapore naturale usando del dado, quindi ho usato solo acqua ed ho salato alla fine! Vi assicuro che era davvero buona!
************************


E adesso veniamo al miracolo!


Vi ho detto varie volte dei miei scarsissimi risultati ottenuti con la macchina del pane.....nonostanti seguissi alla lettera le indicazioni della ricetta mi sono sempre risultati pani sgonfi, sodi, orrendi da vedere e praticamente immangiabili!

Avevo già deciso di lasciar perdere e la povera macchinina era praticamente già andata "in soffitta"....però c'era un tarlo che mi rodeva: da qualunque parte mi girassi vedevo, in vari blog, splendidi pani, alti. ben livitati, morbidissimi......anche quelli di chi come me era alle prime armi! La molla me l'ha fatta scattare la cara Dolcetto.......quando ho visto il suo pane francese ho deciso che avrei data un'ultima possibilità alla mia macchina! L'occasione per provarlo si è presentata proprio con questa zuppa! E in effetti ho fatto bene: ho ottenuto il mio primo pane fatto con la macchina COME DIO COMANDA!

Bello no????



Non potete capire, dopo tante delusioni, quale soddisfazione ho provato nello sfornare questo pane..........finalmente BELLO GONFIO, MORBIDO.........buonissimo!

Grazie Stefy....anche la mia macchina ti è riconoscente, le hai salvato la vita!!!!


Vi riporto pari pari la ricetta di Dolcetto: io l'unica modifica che mi sono azzardata a fare è stata quella di usare la miscela per pane casereccio del Molino di Vigevano (un mix di farina 0 e farina di grano duro, quindi simili a quelli usati nella ricetta)



PANE FRANCESE per MDP

Ingredienti

per 900 gr di pane:

300 ml di acqua a temperatura ambiente
2 cucchiaini di sale (circa 16 gr)
2 e ½ cucchiai di zucchero (circa 50 gr)
150 gr di semola di grano duro
350 gr di farina Manitoba
1 e ½ cucchiaini di lievito in polvere
2 e ½ cucchiai di olio (20 gr circa)

Versare gli ingredienti nella macchina nell’ordine fornito.
Programma: francese - Crosta: media

Adesso mi è tornata la voglia di fare nuovi esperiementi.....speriamo bene!

****************

Concludo con il ringraziare una vecchia amica, la cara Odeline ed una nuva amica, la cara Mary....entrambe mi hanno assegnato un premio (anzi due, visto che sono diversi).......renderò loro onore con un post prossimamente! Per il momento le ringrazio davverto di cuore!

FONTE

Chiacchiere anche per me!

Non sono un'amante dei fritti.....anche e soprattutto per il pessimo odore che la frittura lascia in casa....ti si attacca addosso, ai divani, alle tende.........terribile!

Proprio per questo non mi ero mai cimentata con le chiacchiere.....sono arrivata proprio in corner a sperimentarle perchè comunque ci piacciono e avevo proprio voglia di provare a farmele da me....qui a Milano c'è il Carnevale Ambrosiano e quindi fino a sabato ancora si festeggia!

Potevo farle al forno, è vero, però a noi piacciono quelle sottilissime, che al solo guardarle si sbriciolano e che quando le metti in bocca si sciolgono senza quasi doverle masticare......purtroppo con la cottura in forno non si riuscirebbe ad ottenere un simile risultato....quindi......friggiamo!

Di ricette ne ho lette a valanghe ma alla fine ho scelto quella dell'insostituibile Giallo Zafferano....qui trovate l'originale mentre di seguito vi riporto come le ho fatte io (ho variato giusto un paio di cosine)

Ingredienti
50 gr burro
350 gr farina
1/2 bicchierino di rum bianco
2 uova
1 pizzico di vaniglia in polvere
50 gr di zucchero a velo

...per friggere
Olio di semi di arachidi q.b.

...per cospargere
Zucchero a velo q.b.

Ho messo nella ciotola del Kenwood (con il gancio) la farina setacciata, il burro, lo zucchero, la vaniglia, le uova, il rum bianco e un pizzico di sale.

Ho lavorato bene gli ingredienti fino a formare un impasto liscio ed elastico, ho formato una palla ed ho messo la pasta in frigo avvolta in pellicola per un'oretta.

Ho poi steso la pasta utilizzando nonna papera (ma anche un mattarello va benissimo) , in modo da ottenere una sfoglia sottilissima , poi con una rotellina, ho ricavato delle strisce di 2 cm per 18/20 cm e per ogni striscia ho formato un nodo nel centro.

Ho fritto in abbondante olio caldo, girando immediatamente le chiacchiere per farle colorare da ambo i lati e togliendole dopo pochi istanti (solo così rimangono belle friabili...altrimenti "biscottano" troppo....per lo meno secondo i miei gusti).

Ho fatto sgocciolare bene su carta assorbente, quindi le ho spolverizzate di zucchero a velo, disposte in un vassoio e servite.



Come potete vedere con queste dosi ne vengono una quantità piuttosto abbondante...quindi regolatevi voi secondo necessità.....e golosità....
FONTE

[Non chiamatela] Antropologia del dove, del quando & del caldo metropolitano!


Le antropologie ce le eravamo quasi scordate. 
Io per primo le avevo dimenticate, mettendo da parte una briciola sostanziosa del Maiale. In realtà, e sinceramente, mi appaiono ora come un modo volgare di raccontare altro oltre le ricette ed i luoghi ai quali siamo abituati da tempo. Dico volgare perchè quelli che furono tentativi maldestri di cimentarsi in un'antropologia sono ora, e suona pure meglio, racconti di vita con annesse riflessioni. Il Maiale mangia & beve, ingrassa e si sollazza.. ma prova anche a riflettere qualche volta. A pancia piena si intende. Dunque anche a Roma da qualche giorno il caldo afoso e l'immancabile venticello sono apparsi. Se ne accorgono le signore sui tram, le studentesse accalorate per strada e gli impiegati vestiti di tutto punto, giacca e cravatta, camicia a maniche lunghe e occhiali da sole. Io Roma sto per lasciarla. Una serie di impegni e la voglia di andare mi portano lontano. Lascio anche casa, che riprenderò a settembre/ottobre chissà in quale quartiere, municipio o borgata. Negli ultimi giorni passo volentieri le ore che precedono il buio alla finestra. Una birra gelata a farmi compagnia e i miei occhi puntati sulla piazza. Dalla mia postazione privilegiata osservo le persone nel caotico e rumoroso atto dello spostarsi. Un amico non amico mi parlava di traiettorie. Una notte sulla Casilina, dall'ultimo piano di un palazzetto, provò a spiegarmi la sua teoria. Una teoria contemplativa, che non tentava per forza di giungere a una conclusione. Quando sto quassù, mi diceva, osservo la gente muoversi e traccio per ognuno la sua traiettoria. Immagino flussi di linee che compongono un mosaico di vite, fatti e accadimenti. Spesso, ovvio, queste si mescolano, si intrecciano e a me pare quasi che le vite di quello o quell'altro possano scontrarsi, congiungersi, arrotolarsi insieme. Sarà stata l'ebbrezza ma a me piacque quella teoria, questo modo di partecipare alla vita senza parteciparvi. Un osservatorio del resto ha sempre il privilegio di lasciare spazio alla fantasia. Così io butto i miei occhi sulla piazza, sul sole che cala, sui wine bar che si riempiono, sul venticello che ritorna, sulla mia birra e su tutta la mia immaginazione. Mi faccio domande senza attendere risposte. Metto su un pò di musica e lascio spazio alla testa. Dove andrà quella ragazza con la gonna bianca, che giornata avrà avuto, chi ama, che pensa, cosa mangia. E quel signore anziano che a stento riesce a trascinare la busta che porta con se? Tutto mi appare così delicato. Leggero e irresistibile. Il mondo, o parte di esso, si muove ai miei piedi. Poco al di sotto di essi. Ed è uno scomporsi di suoni, di teste e silouette, di macchie di colore sul fondo grigio dell'asfalto. Tra i semafori e i tram, il bar Regina e quei due buffi ometti bianchi. Centinaia di teste si muovono per andare da qualche parte. Per andare dove devono andare. Finita la birra mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Rimango immobile per un pò, poi sento l'immancabile languore. Apro gli occhi e penso a cosa cucinare. Sono giorni in cui mangio sempre da solo e quelle, credetemi, sono le cucinate migliori. Come sempre accade. Un biscotto di grano con olio di frantoio, pomodori di Sicilia, basilico, finocchietto e pecorino. Una frittata alla Sannita, mozzarelline ripiene di verdurine di stagione tagliate a cubetti piccolissimi e fritte in poco olio. Fiori di zucca, insalata di frutta e verdura, melanzane grigliate con mentuccia, yogurt, fragole, ciliege, pesche, miele e cereali. Un sorso di amaro fatto in casa e passa la paura. Paura del dove e del quando, dell'andare, produrre, incontrare, poi ritornare e ricominciare. Quali sono e saranno le mie traiettorie? Una dolce paura accarezzata dallo stordimento di una giornata afosa passata in giro tra cose da fare, caffè con crema e telefonate. "Devo prendere le pellicole ci vediamo a Ottaviano, aperitivo alle 18 a San Lorenzo, una casa da vedere alle 17, ma poi ce la fai a venire?! C***o non ho tirato fuori i panni dalla lavatrice, ma domani vieni alla cena, cucini tu? Chiama la scuola dì che non vai alla riunione, no ma se torno prima ci passo un secondo. Ma quella del giornale l'hai più vista? Mamma, allora non torno ci vediamo a fine mese direttamente. La digitale in assistenza. Oh, ma chi era quella?! Non lo so! Questo caldo mi stressa, mi fa sudare, ho sempre voglia di entrare in un bar e sciacquarmi il viso. Stare qui dentro, in mezzo alle cose mi prende male. Dovrei anche cucinare qualcosa e scattare due foto. Il Maiale Ubriaco. Oramai ha preso forma dentro di me. Mi aspetto sempre di incontrarlo, magari la notte quando mi alzo per andare a bere. Svolto l'angolo e zac! mi si piantona davanti. Grosso e grasso, dritto sulle zampe anteriori. E ride, e mi guarda, e ride. "Mi avete creato voi, ora dovete seguire la mia traiettoria!" Oh no, o mio Dio. No ma è il caldo, il caldo che rimpalla sul cemento di questa strana città, un pò metropoli un pò paese mi sta dando le allucinazioni. Non ci posso restare qua dentro. Dentro alle strade a fare le cose, a telefonare, a sentirmi come Bukowski in quel racconto visionario che era "6 pollici". ... Era carina quella, ti ha salutato e vuoi dirmi che non la conosci? Ste ma dove vai? Oh? ... Vado alla mia finestra. Ho comprato la birra. Vado a casa, no non vengo alla cena, non esco stasera. E non mangio. Fino a prima di partire resto alla finestra. Ascolto un pò di musica e osservo le traiettorie. Traiettorie? Mi sa che il caldo ti ha dato alla testa!
Stefano Tripodi

FONTE

Pernice & patate novelle al forno + marmellata di more (the sunday roast)

Buon compleanno Stefano! Questo post é dedicato al mio compagno di avventure e amico di sempre nel giorno del suo compleanno (o meglio due giorni dopo). Il fatto é che io avevo preparato tutto con dovuto anticipo in modo da far coincidere ricetta e dedica annessa al fatidico giorno, ma come sempre i mille impegni mi hanno messo in crisi e inevitabilmente ficcato il bastone fra le ruote. Peró il pensiero c’é, che é poi quello che conta; insomma come si dice dalle nostre parti “pensamm ‘a salute”, tanti auguri amico mio! Una curiositá che mi piace raccontare: io e Stefano ci siamo conosciuti circa 10 anni fa e con il tempo interessi, passioni e sogni molto simili ci hanno sempre piú avvicinato; insomma un'amicizia rara e mai banale. Ma la cosa che mi ha sempre affascinato é che noi siamo nati a pochi giorni di distanza, nello stesso ospedale (una piccolo clinica privata) e che gli eventi negli anni ci hanno riavvicinato (vai a vedere, magari eravamo pure vicini di culla?!). Ecco un puro caso o no io credo sia uno delgi elementi che da tanto ci mantiene forti. Digressione fatta…passiamo avanti?
La ricetta di oggi come potrete notare non é un dolce, una torta di compleanno, ma uno di quei piatti che ti scaldano l'animo, uno di quelli che a lui, Stefano, piacciono un sacco. Qui in Inghilterra comincia a fare proprio freddo ed i piatti che hai voglia di mangiare sono proprio questi, caldi e saporiti, magari mentre te ne stai seduto davanti al camino del pub sotto casa a sorseggiare una buona birra artigianale. La ricetta é quella di una tipica domenica inglese, un Sunday roast che dalle mie parti é sopratutto a base di selvaggina. La scelta é ricaduta sulla pernice (rara in Italia), ma tranquilli, puó essere sostituita senza rimorso alcuno da un bel pollo ruspante (anche se col pollo ha poco a che vedere). Vi lascio le istruzioni e scappo...stasera mi tocca cucinare! A presto.

Ingredienti x2 persone

2 pernici
50 gr di guanciale
patate novelle (dieci a testa)
5-6 pastinache (oppure carote)
1 limone
2 spicchi d’aglio
1 rametto di timo
sale q.b
pepe q.b
bacche di ginepro

Riscaldare il forno a 190ºC. Strofinare la pernice con abbondante sale, pepe ed olio extravergine d’oliva e riempirne la cavitá con un limone fresco (tagliato a metá), timo e una paio di bacche di ginepro. Coprirne il petto con delle fettine di guanciale e lasciar riposare (in questo modo la carne assorbirá tutto il profumo di limone e spezie). Pulire patate e pastinache (queste ultime andranno tagliate grossolanamente) e farle cuocere in una pentola d’acqua bollente con l’aglio per una decina di minuti. Terminata la cottura scolare, lasciar raffreddare giusto un attimo e versare in una teglia da forno. Il tutto andrá salato e pepato, bagnato con un filo d’olio ed agitato per unire bene gli ingredienti. Al centro adagiare la pernice con una bella noce di burro e cuocere in forno per 30 minuti circa.
Portare in tavola e servire direttamente dalla teglia, aggiungendo alla carne un cucchiaio di marmellata di more.
Volendo sostituire la pernice con un pollo da 1.5 kg circa i tempi di cottura andranno raddoppiati. Il pollo andrá infornato per 45 minuti e le patate (ed appena un filo d’olio) aggiunte solo a questo punto per ulteriori 30 minuti.

Remo Morretta

FONTE

martedì 24 febbraio 2009

Biscotti con farina di riso

Con questa ricetta vorrei chiedere scusa, perchè questa settimana sono stata un po' latitante.... ma ora l'influenza spero che mi lasci in pace ;-)
Biscotti friabilissimi e molto buoni, l'unico inconveniente è che bisogna avere la "sparabiscotti", ma posso assicurarvi che ne vale la pena, e una volta che si prende la mano con questo attrezzo, sono anche velocissimi da fare.
Ottimi intinti a metà, nel cioccolato fuso, o decorati con un leggero ghirigori di cioccolato (io non ho avuto il tempo di farlo, perchè sono spariti prima!)
La ricetta proviene dalla "Enciclopedia Della Cucina Italiana" pubblicata da Repubblica.
Ingredienti:
150 g. farina
200 g. farina di riso
180 g. zucchero
140 g. burro
10 g. lievito vanigliato
3 cucchiai di latte
1 uovo
1 scorza di limone grattugiata


Lavorare con una frusta il burro morbido con lo zucchero, fino ad ottenere un composto soffice, quindi aggiungere l'uovo, il latte, le due farine ed il lievito, se piace aromatizzare con scorza di limone grattugiata.
Una volta che il composto è ben amalgamato, mettere l'impasto dentro la sparabiscotti e "sparare" i biscotti delle forme che vogliamo!
I biscotti vanno messi nella placca del forno senza utilizzare carta da forno, altrimenti non vengono le forme, perchè non si attaccano.
Infornare a 180° per circa 15 minuti o comunque fino a doratura.
Buona Domenica :-))

FONTE

Frittelle lunghe....e Buon Carnevale!!!

Oggi è martedì grasso ed il carnevale è arrivato all'ultimo giorno, tranne qui, a Milano dove oggi, praticamente, il carnevale ha inizio; molte scuole sono chiuse da venerdì e molte chiuderanno giovedì e venerdì per festeggiare il carnevale Ambrosiano, che finirà sabato.
Quest'anno ho voluto provare delle frittelle, che ho sempre considerato uno "spauracchio", ma qui, non le vendono ed io, ne avevo troppa voglia, quindi ho deciso di provare: sono le frittelle lunghe.
Queste sono le tipiche frittelle sarde, a Sassari (la mia città!) si chiamo "frisjoli", ma in altri paesei della Sardegna sono conosciute anche come "cattas".
Queste rappresentano per me le frittelle dell'infanzia; le feste in maschera a scuola, la mamma che nei pomeriggi di festa (giovedì e martedì grasso!) ne preparava dei chili, questa è la ricetta che preparava mia mamma!
Limpasto non è difficile da fare, le difficoltà maggiori si hanno per la frittura: si deve far scendere
l'impasto con l'imbuto, e questo richiede un po' di manualità, soprattutto perchè il mio imbuto non ha il manico lungo, come quelli che si usano normalmente per fare queste frittelle, ed il calore del gas è molto vicino alle mani!!!
Posso comunque dire che, sono abbastanza soddisfatta, non saranno quelle dell'infanzia ma nei prossimi anni vediamo di migliorare ;-)
Provatele anche voi e poi ditemi se vi piacciono, a me piacciono tantissimo :-))
Sono buonissime mangiate calde, si friggono e si mangiano, quando si raffreddano perdono un po'!
BUON CARNEVALE :-)))
Ingredienti:
250 g. farina di semola rimacinata
250 g. farina 00
1/2 lt. latte
1 bicchierino di liquore anice
1 scorza grattugiata limone
1 scorza grattugiata arancia
12 g. lievito di birra

Setacciare in una ciotola capiente le 2 farine con un pizzico di sale, aggiungere lentamente il latte tiepido, da cui ne ho prelevato una parte per sciogliere il lievito, aggiungere la scorza d'arancia e limone, l'anice ed il latte con il lievito.
Se non si ha l' impastarice si deve lavorare l'impasto sbattendolo con una sola mano, dall'alto verso il basso, quasi a "schiaffeggiare" l'impasto, fa proprio il rumore ciaf...ciaf!!!!
Lavorare bene per almeno 15-20 minuti, il composto deve risultare liscio e morbido tipo una pastella.
Far lievitare coperto con pellicola, in un luogo tiepido per circa 1 h.
L'impasto è pronto quando sulla superficie cominciano a formarsi delle piccole bolle.
Se l'impasto dovesse risultare troppo duro aggiungere altro latte, io ho aggiunto alla dose un' ulteriore tazzina da caffè di latte, oppure si può mettere il succo d'arancia che conferisce all'impasto un buon sapore.
Scaldare in una capiente padella l'olio, mettere l'impasto con un mestolo dentro un imbuto tagliato nella parte più larga, e versare nell'olio caldo partendo dal centro e formando una spirale.
Far dorare da entrambi i lati, far asciugare sulla carta assorbente e passare nello zucchero semolato.
N.B. L'imbuto tra una frittella e l'altra, lo si tiene a bagno dentro uno ciotola piena d'acqua, poi si asciuga il fondo, si copre il buco con le dita (indice e medio) poi si versa con un mestolo l'impasto e si frigge. Purtoppo ero da sola e non ho potuto fare foto per farvi capire meglio il procedimento :-( spero di essere stata comunque chiara, altrimenti chiedete pure :-))
Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Carolina, "a Carnevale ogni ricetta vale"

FONTE

Zuppa di cicerchia e prosciutto d'oca con pane croccante + miracolo e ringraziamenti

Dall'Umbia , tra le varie cose, mi sono portata a casa un bel sacchetto di Cicerchia dell'Altopiano di Colfiorito e uno strepitoso prosciutto d'oca....il connubio in questa zuppa è stato fantastico!
Con questa zuppa partecipo a "Raccolta di Zuppe e Minestre" la bella iniziativa di Cristina



Ora la ricetta:



Per 2 porzioni abbondanti (o 3 normali)

80 gr di cicerchia
1 carota
1 costa di sedano
1 cipolla
1 grossa patata
150 gr di funghi misti (chiodini e pleurotus nel mio caso)
3 fettine di prosciutto d'oca dello spessore di 1/2 cm circa
olio evo
sale e pepe


La sera precedente mettere a bagno la cicerchia in acqua fredda (cambiando 3 o 4 volte l'acqua).

Tritare la carota, il sedano e la cipolla e metterle a soffriggere con 2 cucchiai d'olio. Tagliare a dadini una delle fette di prosciutto e aggiungerla al soffritto. Nel frattempo sbucciare, lavare e tagliare a dadi la patata, mondare e tagliare a pezzi anche i funghi, quindi aggiungerli al soffritto e far insaporire qulache minutino. A questo punto aggiungere la cicerchia e coprire con qualche mestolo di acqua calda. Far cuocere 45/50 minuti a fiamma bassissima dalla ripresa del bollore. A cinque minuti dal termine salale e pepare a piacimento.

Mettere il coperchio e far riposare qualche minuto.

Mentre la zuppa cuoce, tagliare a listarelle le altre due fette di prosciutto e farle rosolare brevemente in una padella antiaderente (senza olio), togliere il prosciutto e far saltare anche le listarelle di pane.

Versare nei piatti la zuppa e completare con le fettine di prosciutto e di pane, un goccio d'olio crudo e un'ultima macinata di pepe (se graditi) e via subito in tavola!


Certo, l'ideale sarebbe stato usare un buon brodo vegetale: io ne ero sprovvista, ma non mi andava proprio di alterarne il sapore naturale usando del dado, quindi ho usato solo acqua ed ho salato alla fine! Vi assicuro che era davvero buona!
************************


E adesso veniamo al miracolo!


Vi ho detto varie volte dei miei scarsissimi risultati ottenuti con la macchina del pane.....nonostanti seguissi alla lettera le indicazioni della ricetta mi sono sempre risultati pani sgonfi, sodi, orrendi da vedere e praticamente immangiabili!

Avevo già deciso di lasciar perdere e la povera macchinina era praticamente già andata "in soffitta"....però c'era un tarlo che mi rodeva: da qualunque parte mi girassi vedevo, in vari blog, splendidi pani, alti. ben livitati, morbidissimi......anche quelli di chi come me era alle prime armi! La molla me l'ha fatta scattare la cara Dolcetto.......quando ho visto il suo pane francese ho deciso che avrei data un'ultima possibilità alla mia macchina! L'occasione per provarlo si è presentata proprio con questa zuppa! E in effetti ho fatto bene: ho ottenuto il mio primo pane fatto con la macchina COME DIO COMANDA!

Bello no????



Non potete capire, dopo tante delusioni, quale soddisfazione ho provato nello sfornare questo pane..........finalmente BELLO GONFIO, MORBIDO.........buonissimo!

Grazie Stefy....anche la mia macchina ti è riconoscente, le hai salvato la vita!!!!


Vi riporto pari pari la ricetta di Dolcetto: io l'unica modifica che mi sono azzardata a fare è stata quella di usare la miscela per pane casereccio del Molino di Vigevano (un mix di farina 0 e farina di grano duro, quindi simili a quelli usati nella ricetta)



PANE FRANCESE per MDP

Ingredienti

per 900 gr di pane:

300 ml di acqua a temperatura ambiente
2 cucchiaini di sale (circa 16 gr)
2 e ½ cucchiai di zucchero (circa 50 gr)
150 gr di semola di grano duro
350 gr di farina Manitoba
1 e ½ cucchiaini di lievito in polvere
2 e ½ cucchiai di olio (20 gr circa)

Versare gli ingredienti nella macchina nell’ordine fornito.
Programma: francese - Crosta: media

Adesso mi è tornata la voglia di fare nuovi esperiementi.....speriamo bene!

****************

Concludo con il ringraziare una vecchia amica, la cara Odeline ed una nuva amica, la cara Mary....entrambe mi hanno assegnato un premio (anzi due, visto che sono diversi).......renderò loro onore con un post prossimamente! Per il momento le ringrazio davverto di cuore!

FONTE

La cena di San Valentino

E' vero...sono un pò in ritardo! Però premetto che non si è trattato della solita cena tutta cuori e delicatezze ma di una cena goduriosa, adatta quindi a qualunque momento!

Abbiamo iniziato con un aperitivo a base di

NEGRONI accompagnato da SACRESTANI al Curry e al Rosmarino e PIZZETTE pomodoro e acciughe


Per il negroni: mettete in grossi bicchieri abbondante ghiaccio a cubetti o tritato e versate 1/3 di Campari 1/3 di Vermout rosso e 1/3 di gin. Completate con uno spicchio d'arancia (che io non avevo)

Per i sacrestani e le pizzette ho usato la sfoglia prapatata qualche domenica fa seguendo la ricetta del corso di pasticceria: l'ho praparata, poi divisa in panetti e surgelata in modo da averla pronta per altre occasioni. Era la prima volta ache preparavo la sfoglia e sono rimasto davvero siddisfatta del risultato.......l'argomento è lungo, quindi ve ne parlerò più avanti!




Abbiamo continuato con un buonissimo

SPEZZATINO DI CINGHIALE CON POLENTA TARAGNA


La preparazione, tra marinatura e cottura è un pò lunghina ma vi assicuro è semplicissima e davvero davvero buono!

Per 2 porzioni abbondanti:

500 gr di polpa di cinghiale (io la compra al supermercato già tagliata a cubetti e surgelata, ma se voi siete fortunati e potete disporre di carne fresca potete farne anche meno.......a noi comunque non ne è avanzato neanche un pezzetto)
2 carote
2 gambi di sedano
1 cipolla
3 chiodi di garofano
qualche grano di pepe
qualche rametto di prezzemolo
1/2 bottiglia di Chianti classico (o vino a vostra scelta purchè bello corposo)

Disponete la carne tagliata a piccoli cubi in una ciotola capiente, mondate le verdure e tagliatele a pezzi, sistematele nella ciotola con la carne insieme agli aromi, coprite con il vino e lasciate marinare per 18/24 ore.

Per la cottura (io preferisco usare ingredienti freschi, vino compreso, e non reciclare la marinatura)

2 carote
2 gambi di sedano
1 cipolla
2 chiodi di garofano
1 pezzetto di cannella
2/3 bacche di ginepro
qualche grano di pepe
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
peperoncino piccante tritato (o anche dolce....a scelta)
brodo vegetale (o di carne)
1/2 bottiglia di Chianti classico
olio evo
sale

200 gr di farina per polenta taragna (mix di farina di granoturco e farina di grano saraceno)


Sgocciolate bene la carne dalla marinatura e asciugatela.
Pulite le verdure e tagliatele a pezzi non eccessivamente piccoli.
Riunite tutti gli aromi in una garzina in modo che non si disperdano nel fondo di cottura della carne a possano essere eliminati facilmente.
In una casseruola capiente versate 3 cucchiaio di olio e fateci rosolare la carne da tutti i lati, quindi aggiungete le verdure e il sacchettino con gli aromi, fate insaporire quindi sfumate con il vino. Fate leggermente evaporare quindi aggiungete un paio di mestoli di brodo caldo in cui avrete sciolto il concentrato di pomodoro.
Mescolate bene il tutto, quindi mettete il coperchio e fate cuocere a fuoco dolcissimo per non meno di 3 ore, mescolando spesso e aggiungendo a mano a mano altro brodo vegetale quando il fondo asciuga troppo, salando solo a fine cottura.
A fine cottura trasferire i pezzetti di carne in un piatto, togliete il sacchettino degli aromi e con il frullatore al immersione frullate solo in parte il fondo di cottura (io preferisco lasciare sempre qualche pezzetto di verdura intero). Rimettete la carne nel fondo, pepate, fate addensare bene e servite caldissimo con un una fumante polenta preparata facendo cuocere la farina per polenta in 1/2 litro abbondante di acqua leggermente salata per 40 minuti.


La cottura lenta e prolungata vi regalerà una carne morbidissima, che si scioglierà praticamente in bocca....provatelo e poi mi direte!
E abbiamo concluso con un dolce fantastico!
Come vi avevo anticipato, per il dolce mi sono rivolta al grandissimo Salvatore De Riso. Ho infatti comprato non molto tempo fa il suo primo libro DOLCI DEL SOLE.......ci sono dei dolci che sono dei veri e propri capolavori! Non sapevo da che parte iniziare, però vista la nostra predilezione per il cioccolato ho scelto

ORO PURO

Non so se il nome derivi semplicemente dal fatto che Salvatore spolverizza sulla superficie del dolce dell'oro alimentare in polvere (che io non ho messo) oppure il significato può anche essere un altro.......però oro o non oro.....è un dolce ECCEZIONALE che merita di essere provato!

Vi dirò: uno pensa a Sal De Riso e già le ginocchia cominciano a tremare......oddio non ce la farò mai a riprodurre un suo dolce....lui è un maestro.....invece.....il risultato vi soprenderà: le ricette sono spiegate perfettamente, quindi basterà seguirle alla lettera e, come dice lui, aggiungerci un pò di passione ed il gioco è fatto!

Ingredienti per 6 persone (io ho fatto la dose completa perchè questo dolci si congela tranquillamentee lo si può guastare quando si vuole, bisognerà fare al momento solo la glassa)

Per il biscotto alle nocciole
65 gr di zucchero
65 gr di burro
60 gr di farina
40 gr di nocciole intere di Giffoni tostate (io ho usato la nocciola gentile dell Langhe, ma in mancanza va bene la nocciola comune)
6 gr di lievito in polvere per dolci
40 gr di tuorlo d'uovo (n. 2)
Per la mousse al cioccolato fondente
90 gr di cioccolato fondente al 70%
160 gr di panna liquida da montare
50 gr di uova intere (n.1)
60 gr di tuorlo d'uovo (n. 3)
80 gr di zucchero
60 gr di acqua

Per il ripieno al mandarino
70 gr di mele renette
50 gr di zucchero
50 gr di acqua
80 gr di succo di mandarino
5 gr di gelatina in fogli

Per la glassa al cacao
100 gr di panna liquida
125 gr di acqua
150 gr di zucchero
50 gr di cacao amaro in polvere
8 gr di gelatina in fogli

Per decorare
oro alimentare in polvere q.b. (che io non ho usato)
fragole o ribes


Per il biscotto alle nocciole: montate i tuorli e lo zucchero semolato. A parte, setacciate la farina e il lievito in polvere. Nel bicchiere del mixer riducete le nocciole in polvere. Nella terrina con lo sbattuto di tuorli aggiungete il burro cremoso, la miscela di farina e lievito, e infine le nocciole. Su un foglio di carta da forno con un mattarello stendete l'impasto a uno spessore di 5 mm: ritagliate, con un coppapasta, 6 dischi di 5 cm di diametro. Riponeteli in frigorifero per circa 1 ora e poi infarinateli a 160° C per 12/15 minuti.

Preparate la mousse al cioccolato fondente. Cuocete lo zucchero e l'acqua fino ad arrivare ad una temperatura di 121° C. Versate a filo sulle uova e montatele con le fruste elettriche fino al loro raffreddamento. In un contenitore capiente, sciogliete il cioccolato fondente a bagnomaria: controllate la temperatura, che non deve superare i 40° C. A parte montate la panna facendo attenzione a lasciarla morbida: incorporatene metà al cioccolato caldo e mescolate velocemente con una spatola di gomma. Quindi unite le uova montate, e alla fine incorporate la rimanente panna montata. La mousse deve risultare lucida e cremosa.

Preparate il ripieno al mandarino (che vi consiglio di preparare prima della mousse così nel frattempo solidifica). Sbucciate e tagliate le mele a dadini. Cuocetele con l'acuqa e lo zucchero a fuoco basso finchè l'acqua non sarà quasi del tutto evaporata. Aggiungete la gelatina, precedentemente messa a bagno in acqua fredda e sciogliete completamente. Unite al composto il succo dei mandarini e la loro scorza grattugiata. Frullate per 1 minuto e lasciate riposare 10 minuti. Filtrate la miscela e colate in piccole forme semisferiche flessibili di 3 cm di diametro. Ponete in freezer a solidificare.


Per la glassa al cacao. Mescolate lo zucchero con il cacao. In un tegame versate la panna e l'acqua, aggiungete la miscela di zucchero e cacao e stemperate bene con un frustino. A fuoco basso fate bollire fino a 105° per un minuto. Incorporate la gelatina, precedentemente ammorbidita, alla miscela bollente. Lasciate raffreddare e filtrate. Conservate la glassa ottenuta in frigorifero a +4° C: utilizzatela sciogliendola a bagnomaria, cercando di non superare i 30° C.

Componete il dolce. Prendete degli stampi monoporzione (io li ho usati di 7 cm di diamtro) semisferici (in silicone o alluminio) e riempiteli a metà con la mousse al cioccolato. Nel centro ponete una mezza sfera gelata di ripieno al mandarino. Ricoprite con altra mousse al cioccolato e infine adagiate il biscotto alle nocciole. Lasciate indurire i dolci in freezer. Poi sformateli e sistemateli su una griglia: ricopriteli con la glassa al cacao, lasciateli colare per qualche minuto, e poi deponeteli al centro di ogni piatto. Spolverate la superficie con dell'oro alimentare in polvere (si può acquistare nelle pasticcerie) miscelato con un pizzico di zucchero e guarnite a piacere con spicchi di fragola o grappolini di ribes. Conservate e servite il dolce a una temperatura di +4°C.


Un consiglio: per fare i biscotti usate i coppapasta della dimensione indicata nella ricetta perchè in cottura i biscotti di allargano e quindi risulteranno perfettissimi per il diametro della mousse.....io ho avuto il timore che fossero piccoli ma poi appena li ho visti in forno ho capito......

Che dire.....penso che le immagini parlino da sole.......amanti del cioccolato fatevi sotto!!!!!

FONTE

[Non chiamatela] Antropologia del dove, del quando & del caldo metropolitano!


Le antropologie ce le eravamo quasi scordate. 
Io per primo le avevo dimenticate, mettendo da parte una briciola sostanziosa del Maiale. In realtà, e sinceramente, mi appaiono ora come un modo volgare di raccontare altro oltre le ricette ed i luoghi ai quali siamo abituati da tempo. Dico volgare perchè quelli che furono tentativi maldestri di cimentarsi in un'antropologia sono ora, e suona pure meglio, racconti di vita con annesse riflessioni. Il Maiale mangia & beve, ingrassa e si sollazza.. ma prova anche a riflettere qualche volta. A pancia piena si intende. Dunque anche a Roma da qualche giorno il caldo afoso e l'immancabile venticello sono apparsi. Se ne accorgono le signore sui tram, le studentesse accalorate per strada e gli impiegati vestiti di tutto punto, giacca e cravatta, camicia a maniche lunghe e occhiali da sole. Io Roma sto per lasciarla. Una serie di impegni e la voglia di andare mi portano lontano. Lascio anche casa, che riprenderò a settembre/ottobre chissà in quale quartiere, municipio o borgata. Negli ultimi giorni passo volentieri le ore che precedono il buio alla finestra. Una birra gelata a farmi compagnia e i miei occhi puntati sulla piazza. Dalla mia postazione privilegiata osservo le persone nel caotico e rumoroso atto dello spostarsi. Un amico non amico mi parlava di traiettorie. Una notte sulla Casilina, dall'ultimo piano di un palazzetto, provò a spiegarmi la sua teoria. Una teoria contemplativa, che non tentava per forza di giungere a una conclusione. Quando sto quassù, mi diceva, osservo la gente muoversi e traccio per ognuno la sua traiettoria. Immagino flussi di linee che compongono un mosaico di vite, fatti e accadimenti. Spesso, ovvio, queste si mescolano, si intrecciano e a me pare quasi che le vite di quello o quell'altro possano scontrarsi, congiungersi, arrotolarsi insieme. Sarà stata l'ebbrezza ma a me piacque quella teoria, questo modo di partecipare alla vita senza parteciparvi. Un osservatorio del resto ha sempre il privilegio di lasciare spazio alla fantasia. Così io butto i miei occhi sulla piazza, sul sole che cala, sui wine bar che si riempiono, sul venticello che ritorna, sulla mia birra e su tutta la mia immaginazione. Mi faccio domande senza attendere risposte. Metto su un pò di musica e lascio spazio alla testa. Dove andrà quella ragazza con la gonna bianca, che giornata avrà avuto, chi ama, che pensa, cosa mangia. E quel signore anziano che a stento riesce a trascinare la busta che porta con se? Tutto mi appare così delicato. Leggero e irresistibile. Il mondo, o parte di esso, si muove ai miei piedi. Poco al di sotto di essi. Ed è uno scomporsi di suoni, di teste e silouette, di macchie di colore sul fondo grigio dell'asfalto. Tra i semafori e i tram, il bar Regina e quei due buffi ometti bianchi. Centinaia di teste si muovono per andare da qualche parte. Per andare dove devono andare. Finita la birra mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Rimango immobile per un pò, poi sento l'immancabile languore. Apro gli occhi e penso a cosa cucinare. Sono giorni in cui mangio sempre da solo e quelle, credetemi, sono le cucinate migliori. Come sempre accade. Un biscotto di grano con olio di frantoio, pomodori di Sicilia, basilico, finocchietto e pecorino. Una frittata alla Sannita, mozzarelline ripiene di verdurine di stagione tagliate a cubetti piccolissimi e fritte in poco olio. Fiori di zucca, insalata di frutta e verdura, melanzane grigliate con mentuccia, yogurt, fragole, ciliege, pesche, miele e cereali. Un sorso di amaro fatto in casa e passa la paura. Paura del dove e del quando, dell'andare, produrre, incontrare, poi ritornare e ricominciare. Quali sono e saranno le mie traiettorie? Una dolce paura accarezzata dallo stordimento di una giornata afosa passata in giro tra cose da fare, caffè con crema e telefonate. "Devo prendere le pellicole ci vediamo a Ottaviano, aperitivo alle 18 a San Lorenzo, una casa da vedere alle 17, ma poi ce la fai a venire?! C***o non ho tirato fuori i panni dalla lavatrice, ma domani vieni alla cena, cucini tu? Chiama la scuola dì che non vai alla riunione, no ma se torno prima ci passo un secondo. Ma quella del giornale l'hai più vista? Mamma, allora non torno ci vediamo a fine mese direttamente. La digitale in assistenza. Oh, ma chi era quella?! Non lo so! Questo caldo mi stressa, mi fa sudare, ho sempre voglia di entrare in un bar e sciacquarmi il viso. Stare qui dentro, in mezzo alle cose mi prende male. Dovrei anche cucinare qualcosa e scattare due foto. Il Maiale Ubriaco. Oramai ha preso forma dentro di me. Mi aspetto sempre di incontrarlo, magari la notte quando mi alzo per andare a bere. Svolto l'angolo e zac! mi si piantona davanti. Grosso e grasso, dritto sulle zampe anteriori. E ride, e mi guarda, e ride. "Mi avete creato voi, ora dovete seguire la mia traiettoria!" Oh no, o mio Dio. No ma è il caldo, il caldo che rimpalla sul cemento di questa strana città, un pò metropoli un pò paese mi sta dando le allucinazioni. Non ci posso restare qua dentro. Dentro alle strade a fare le cose, a telefonare, a sentirmi come Bukowski in quel racconto visionario che era "6 pollici". ... Era carina quella, ti ha salutato e vuoi dirmi che non la conosci? Ste ma dove vai? Oh? ... Vado alla mia finestra. Ho comprato la birra. Vado a casa, no non vengo alla cena, non esco stasera. E non mangio. Fino a prima di partire resto alla finestra. Ascolto un pò di musica e osservo le traiettorie. Traiettorie? Mi sa che il caldo ti ha dato alla testa!
Stefano Tripodi

FONTE

Pernice & patate novelle al forno + marmellata di more (the sunday roast)

Buon compleanno Stefano! Questo post é dedicato al mio compagno di avventure e amico di sempre nel giorno del suo compleanno (o meglio due giorni dopo). Il fatto é che io avevo preparato tutto con dovuto anticipo in modo da far coincidere ricetta e dedica annessa al fatidico giorno, ma come sempre i mille impegni mi hanno messo in crisi e inevitabilmente ficcato il bastone fra le ruote. Peró il pensiero c’é, che é poi quello che conta; insomma come si dice dalle nostre parti “pensamm ‘a salute”, tanti auguri amico mio! Una curiositá che mi piace raccontare: io e Stefano ci siamo conosciuti circa 10 anni fa e con il tempo interessi, passioni e sogni molto simili ci hanno sempre piú avvicinato; insomma un'amicizia rara e mai banale. Ma la cosa che mi ha sempre affascinato é che noi siamo nati a pochi giorni di distanza, nello stesso ospedale (una piccolo clinica privata) e che gli eventi negli anni ci hanno riavvicinato (vai a vedere, magari eravamo pure vicini di culla?!). Ecco un puro caso o no io credo sia uno delgi elementi che da tanto ci mantiene forti. Digressione fatta…passiamo avanti?
La ricetta di oggi come potrete notare non é un dolce, una torta di compleanno, ma uno di quei piatti che ti scaldano l'animo, uno di quelli che a lui, Stefano, piacciono un sacco. Qui in Inghilterra comincia a fare proprio freddo ed i piatti che hai voglia di mangiare sono proprio questi, caldi e saporiti, magari mentre te ne stai seduto davanti al camino del pub sotto casa a sorseggiare una buona birra artigianale. La ricetta é quella di una tipica domenica inglese, un Sunday roast che dalle mie parti é sopratutto a base di selvaggina. La scelta é ricaduta sulla pernice (rara in Italia), ma tranquilli, puó essere sostituita senza rimorso alcuno da un bel pollo ruspante (anche se col pollo ha poco a che vedere). Vi lascio le istruzioni e scappo...stasera mi tocca cucinare! A presto.

Ingredienti x2 persone

2 pernici
50 gr di guanciale
patate novelle (dieci a testa)
5-6 pastinache (oppure carote)
1 limone
2 spicchi d’aglio
1 rametto di timo
sale q.b
pepe q.b
bacche di ginepro

Riscaldare il forno a 190ºC. Strofinare la pernice con abbondante sale, pepe ed olio extravergine d’oliva e riempirne la cavitá con un limone fresco (tagliato a metá), timo e una paio di bacche di ginepro. Coprirne il petto con delle fettine di guanciale e lasciar riposare (in questo modo la carne assorbirá tutto il profumo di limone e spezie). Pulire patate e pastinache (queste ultime andranno tagliate grossolanamente) e farle cuocere in una pentola d’acqua bollente con l’aglio per una decina di minuti. Terminata la cottura scolare, lasciar raffreddare giusto un attimo e versare in una teglia da forno. Il tutto andrá salato e pepato, bagnato con un filo d’olio ed agitato per unire bene gli ingredienti. Al centro adagiare la pernice con una bella noce di burro e cuocere in forno per 30 minuti circa.
Portare in tavola e servire direttamente dalla teglia, aggiungendo alla carne un cucchiaio di marmellata di more.
Volendo sostituire la pernice con un pollo da 1.5 kg circa i tempi di cottura andranno raddoppiati. Il pollo andrá infornato per 45 minuti e le patate (ed appena un filo d’olio) aggiunte solo a questo punto per ulteriori 30 minuti.

Remo Morretta

FONTE

Laskiaispulla, Brioches del martedì grasso

Ricetta tipica finlandese, mini brioches ripiene di panna montata e pasta di mandorle. In alternativa alla pasta di mandorle si può utilizzare la confettura di fragole.
FONTE

venerdì 20 febbraio 2009

Zuppa di cicerchia e prosciutto d'oca con pane croccante + miracolo e ringraziamenti

Dall'Umbia , tra le varie cose, mi sono portata a casa un bel sacchetto di Cicerchia dell'Altopiano di Colfiorito e uno strepitoso prosciutto d'oca....il connubio in questa zuppa è stato fantastico!
Con questa zuppa partecipo a "Raccolta di Zuppe e Minestre" la bella iniziativa di Cristina



Ora la ricetta:



Per 2 porzioni abbondanti (o 3 normali)

80 gr di cicerchia
1 carota
1 costa di sedano
1 cipolla
1 grossa patata
150 gr di funghi misti (chiodini e pleurotus nel mio caso)
3 fettine di prosciutto d'oca dello spessore di 1/2 cm circa
olio evo
sale e pepe


La sera precedente mettere a bagno la cicerchia in acqua fredda (cambiando 3 o 4 volte l'acqua).

Tritare la carota, il sedano e la cipolla e metterle a soffriggere con 2 cucchiai d'olio. Tagliare a dadini una delle fette di prosciutto e aggiungerla al soffritto. Nel frattempo sbucciare, lavare e tagliare a dadi la patata, mondare e tagliare a pezzi anche i funghi, quindi aggiungerli al soffritto e far insaporire qulache minutino. A questo punto aggiungere la cicerchia e coprire con qualche mestolo di acqua calda. Far cuocere 45/50 minuti a fiamma bassissima dalla ripresa del bollore. A cinque minuti dal termine salale e pepare a piacimento.

Mettere il coperchio e far riposare qualche minuto.

Mentre la zuppa cuoce, tagliare a listarelle le altre due fette di prosciutto e farle rosolare brevemente in una padella antiaderente (senza olio), togliere il prosciutto e far saltare anche le listarelle di pane.

Versare nei piatti la zuppa e completare con le fettine di prosciutto e di pane, un goccio d'olio crudo e un'ultima macinata di pepe (se graditi) e via subito in tavola!


Certo, l'ideale sarebbe stato usare un buon brodo vegetale: io ne ero sprovvista, ma non mi andava proprio di alterarne il sapore naturale usando del dado, quindi ho usato solo acqua ed ho salato alla fine! Vi assicuro che era davvero buona!
************************


E adesso veniamo al miracolo!


Vi ho detto varie volte dei miei scarsissimi risultati ottenuti con la macchina del pane.....nonostanti seguissi alla lettera le indicazioni della ricetta mi sono sempre risultati pani sgonfi, sodi, orrendi da vedere e praticamente immangiabili!

Avevo già deciso di lasciar perdere e la povera macchinina era praticamente già andata "in soffitta"....però c'era un tarlo che mi rodeva: da qualunque parte mi girassi vedevo, in vari blog, splendidi pani, alti. ben livitati, morbidissimi......anche quelli di chi come me era alle prime armi! La molla me l'ha fatta scattare la cara Dolcetto.......quando ho visto il suo pane francese ho deciso che avrei data un'ultima possibilità alla mia macchina! L'occasione per provarlo si è presentata proprio con questa zuppa! E in effetti ho fatto bene: ho ottenuto il mio primo pane fatto con la macchina COME DIO COMANDA!

Bello no????



Non potete capire, dopo tante delusioni, quale soddisfazione ho provato nello sfornare questo pane..........finalmente BELLO GONFIO, MORBIDO.........buonissimo!

Grazie Stefy....anche la mia macchina ti è riconoscente, le hai salvato la vita!!!!


Vi riporto pari pari la ricetta di Dolcetto: io l'unica modifica che mi sono azzardata a fare è stata quella di usare la miscela per pane casereccio del Molino di Vigevano (un mix di farina 0 e farina di grano duro, quindi simili a quelli usati nella ricetta)



PANE FRANCESE per MDP

Ingredienti

per 900 gr di pane:

300 ml di acqua a temperatura ambiente
2 cucchiaini di sale (circa 16 gr)
2 e ½ cucchiai di zucchero (circa 50 gr)
150 gr di semola di grano duro
350 gr di farina Manitoba
1 e ½ cucchiaini di lievito in polvere
2 e ½ cucchiai di olio (20 gr circa)

Versare gli ingredienti nella macchina nell’ordine fornito.
Programma: francese - Crosta: media

Adesso mi è tornata la voglia di fare nuovi esperiementi.....speriamo bene!

****************

Concludo con il ringraziare una vecchia amica, la cara Odeline ed una nuva amica, la cara Mary....entrambe mi hanno assegnato un premio (anzi due, visto che sono diversi).......renderò loro onore con un post prossimamente! Per il momento le ringrazio davverto di cuore!

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[Non chiamatela] Antropologia del dove, del quando & del caldo metropolitano!


Le antropologie ce le eravamo quasi scordate. 
Io per primo le avevo dimenticate, mettendo da parte una briciola sostanziosa del Maiale. In realtà, e sinceramente, mi appaiono ora come un modo volgare di raccontare altro oltre le ricette ed i luoghi ai quali siamo abituati da tempo. Dico volgare perchè quelli che furono tentativi maldestri di cimentarsi in un'antropologia sono ora, e suona pure meglio, racconti di vita con annesse riflessioni. Il Maiale mangia & beve, ingrassa e si sollazza.. ma prova anche a riflettere qualche volta. A pancia piena si intende. Dunque anche a Roma da qualche giorno il caldo afoso e l'immancabile venticello sono apparsi. Se ne accorgono le signore sui tram, le studentesse accalorate per strada e gli impiegati vestiti di tutto punto, giacca e cravatta, camicia a maniche lunghe e occhiali da sole. Io Roma sto per lasciarla. Una serie di impegni e la voglia di andare mi portano lontano. Lascio anche casa, che riprenderò a settembre/ottobre chissà in quale quartiere, municipio o borgata. Negli ultimi giorni passo volentieri le ore che precedono il buio alla finestra. Una birra gelata a farmi compagnia e i miei occhi puntati sulla piazza. Dalla mia postazione privilegiata osservo le persone nel caotico e rumoroso atto dello spostarsi. Un amico non amico mi parlava di traiettorie. Una notte sulla Casilina, dall'ultimo piano di un palazzetto, provò a spiegarmi la sua teoria. Una teoria contemplativa, che non tentava per forza di giungere a una conclusione. Quando sto quassù, mi diceva, osservo la gente muoversi e traccio per ognuno la sua traiettoria. Immagino flussi di linee che compongono un mosaico di vite, fatti e accadimenti. Spesso, ovvio, queste si mescolano, si intrecciano e a me pare quasi che le vite di quello o quell'altro possano scontrarsi, congiungersi, arrotolarsi insieme. Sarà stata l'ebbrezza ma a me piacque quella teoria, questo modo di partecipare alla vita senza parteciparvi. Un osservatorio del resto ha sempre il privilegio di lasciare spazio alla fantasia. Così io butto i miei occhi sulla piazza, sul sole che cala, sui wine bar che si riempiono, sul venticello che ritorna, sulla mia birra e su tutta la mia immaginazione. Mi faccio domande senza attendere risposte. Metto su un pò di musica e lascio spazio alla testa. Dove andrà quella ragazza con la gonna bianca, che giornata avrà avuto, chi ama, che pensa, cosa mangia. E quel signore anziano che a stento riesce a trascinare la busta che porta con se? Tutto mi appare così delicato. Leggero e irresistibile. Il mondo, o parte di esso, si muove ai miei piedi. Poco al di sotto di essi. Ed è uno scomporsi di suoni, di teste e silouette, di macchie di colore sul fondo grigio dell'asfalto. Tra i semafori e i tram, il bar Regina e quei due buffi ometti bianchi. Centinaia di teste si muovono per andare da qualche parte. Per andare dove devono andare. Finita la birra mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Rimango immobile per un pò, poi sento l'immancabile languore. Apro gli occhi e penso a cosa cucinare. Sono giorni in cui mangio sempre da solo e quelle, credetemi, sono le cucinate migliori. Come sempre accade. Un biscotto di grano con olio di frantoio, pomodori di Sicilia, basilico, finocchietto e pecorino. Una frittata alla Sannita, mozzarelline ripiene di verdurine di stagione tagliate a cubetti piccolissimi e fritte in poco olio. Fiori di zucca, insalata di frutta e verdura, melanzane grigliate con mentuccia, yogurt, fragole, ciliege, pesche, miele e cereali. Un sorso di amaro fatto in casa e passa la paura. Paura del dove e del quando, dell'andare, produrre, incontrare, poi ritornare e ricominciare. Quali sono e saranno le mie traiettorie? Una dolce paura accarezzata dallo stordimento di una giornata afosa passata in giro tra cose da fare, caffè con crema e telefonate. "Devo prendere le pellicole ci vediamo a Ottaviano, aperitivo alle 18 a San Lorenzo, una casa da vedere alle 17, ma poi ce la fai a venire?! C***o non ho tirato fuori i panni dalla lavatrice, ma domani vieni alla cena, cucini tu? Chiama la scuola dì che non vai alla riunione, no ma se torno prima ci passo un secondo. Ma quella del giornale l'hai più vista? Mamma, allora non torno ci vediamo a fine mese direttamente. La digitale in assistenza. Oh, ma chi era quella?! Non lo so! Questo caldo mi stressa, mi fa sudare, ho sempre voglia di entrare in un bar e sciacquarmi il viso. Stare qui dentro, in mezzo alle cose mi prende male. Dovrei anche cucinare qualcosa e scattare due foto. Il Maiale Ubriaco. Oramai ha preso forma dentro di me. Mi aspetto sempre di incontrarlo, magari la notte quando mi alzo per andare a bere. Svolto l'angolo e zac! mi si piantona davanti. Grosso e grasso, dritto sulle zampe anteriori. E ride, e mi guarda, e ride. "Mi avete creato voi, ora dovete seguire la mia traiettoria!" Oh no, o mio Dio. No ma è il caldo, il caldo che rimpalla sul cemento di questa strana città, un pò metropoli un pò paese mi sta dando le allucinazioni. Non ci posso restare qua dentro. Dentro alle strade a fare le cose, a telefonare, a sentirmi come Bukowski in quel racconto visionario che era "6 pollici". ... Era carina quella, ti ha salutato e vuoi dirmi che non la conosci? Ste ma dove vai? Oh? ... Vado alla mia finestra. Ho comprato la birra. Vado a casa, no non vengo alla cena, non esco stasera. E non mangio. Fino a prima di partire resto alla finestra. Ascolto un pò di musica e osservo le traiettorie. Traiettorie? Mi sa che il caldo ti ha dato alla testa!
Stefano Tripodi

FONTE

Pernice & patate novelle al forno + marmellata di more (the sunday roast)

Buon compleanno Stefano! Questo post é dedicato al mio compagno di avventure e amico di sempre nel giorno del suo compleanno (o meglio due giorni dopo). Il fatto é che io avevo preparato tutto con dovuto anticipo in modo da far coincidere ricetta e dedica annessa al fatidico giorno, ma come sempre i mille impegni mi hanno messo in crisi e inevitabilmente ficcato il bastone fra le ruote. Peró il pensiero c’é, che é poi quello che conta; insomma come si dice dalle nostre parti “pensamm ‘a salute”, tanti auguri amico mio! Una curiositá che mi piace raccontare: io e Stefano ci siamo conosciuti circa 10 anni fa e con il tempo interessi, passioni e sogni molto simili ci hanno sempre piú avvicinato; insomma un'amicizia rara e mai banale. Ma la cosa che mi ha sempre affascinato é che noi siamo nati a pochi giorni di distanza, nello stesso ospedale (una piccolo clinica privata) e che gli eventi negli anni ci hanno riavvicinato (vai a vedere, magari eravamo pure vicini di culla?!). Ecco un puro caso o no io credo sia uno delgi elementi che da tanto ci mantiene forti. Digressione fatta…passiamo avanti?
La ricetta di oggi come potrete notare non é un dolce, una torta di compleanno, ma uno di quei piatti che ti scaldano l'animo, uno di quelli che a lui, Stefano, piacciono un sacco. Qui in Inghilterra comincia a fare proprio freddo ed i piatti che hai voglia di mangiare sono proprio questi, caldi e saporiti, magari mentre te ne stai seduto davanti al camino del pub sotto casa a sorseggiare una buona birra artigianale. La ricetta é quella di una tipica domenica inglese, un Sunday roast che dalle mie parti é sopratutto a base di selvaggina. La scelta é ricaduta sulla pernice (rara in Italia), ma tranquilli, puó essere sostituita senza rimorso alcuno da un bel pollo ruspante (anche se col pollo ha poco a che vedere). Vi lascio le istruzioni e scappo...stasera mi tocca cucinare! A presto.

Ingredienti x2 persone

2 pernici
50 gr di guanciale
patate novelle (dieci a testa)
5-6 pastinache (oppure carote)
1 limone
2 spicchi d’aglio
1 rametto di timo
sale q.b
pepe q.b
bacche di ginepro

Riscaldare il forno a 190ºC. Strofinare la pernice con abbondante sale, pepe ed olio extravergine d’oliva e riempirne la cavitá con un limone fresco (tagliato a metá), timo e una paio di bacche di ginepro. Coprirne il petto con delle fettine di guanciale e lasciar riposare (in questo modo la carne assorbirá tutto il profumo di limone e spezie). Pulire patate e pastinache (queste ultime andranno tagliate grossolanamente) e farle cuocere in una pentola d’acqua bollente con l’aglio per una decina di minuti. Terminata la cottura scolare, lasciar raffreddare giusto un attimo e versare in una teglia da forno. Il tutto andrá salato e pepato, bagnato con un filo d’olio ed agitato per unire bene gli ingredienti. Al centro adagiare la pernice con una bella noce di burro e cuocere in forno per 30 minuti circa.
Portare in tavola e servire direttamente dalla teglia, aggiungendo alla carne un cucchiaio di marmellata di more.
Volendo sostituire la pernice con un pollo da 1.5 kg circa i tempi di cottura andranno raddoppiati. Il pollo andrá infornato per 45 minuti e le patate (ed appena un filo d’olio) aggiunte solo a questo punto per ulteriori 30 minuti.

Remo Morretta

FONTE

giovedì 19 febbraio 2009

[Non chiamatela] Antropologia del dove, del quando & del caldo metropolitano!


Le antropologie ce le eravamo quasi scordate. 
Io per primo le avevo dimenticate, mettendo da parte una briciola sostanziosa del Maiale. In realtà, e sinceramente, mi appaiono ora come un modo volgare di raccontare altro oltre le ricette ed i luoghi ai quali siamo abituati da tempo. Dico volgare perchè quelli che furono tentativi maldestri di cimentarsi in un'antropologia sono ora, e suona pure meglio, racconti di vita con annesse riflessioni. Il Maiale mangia & beve, ingrassa e si sollazza.. ma prova anche a riflettere qualche volta. A pancia piena si intende. Dunque anche a Roma da qualche giorno il caldo afoso e l'immancabile venticello sono apparsi. Se ne accorgono le signore sui tram, le studentesse accalorate per strada e gli impiegati vestiti di tutto punto, giacca e cravatta, camicia a maniche lunghe e occhiali da sole. Io Roma sto per lasciarla. Una serie di impegni e la voglia di andare mi portano lontano. Lascio anche casa, che riprenderò a settembre/ottobre chissà in quale quartiere, municipio o borgata. Negli ultimi giorni passo volentieri le ore che precedono il buio alla finestra. Una birra gelata a farmi compagnia e i miei occhi puntati sulla piazza. Dalla mia postazione privilegiata osservo le persone nel caotico e rumoroso atto dello spostarsi. Un amico non amico mi parlava di traiettorie. Una notte sulla Casilina, dall'ultimo piano di un palazzetto, provò a spiegarmi la sua teoria. Una teoria contemplativa, che non tentava per forza di giungere a una conclusione. Quando sto quassù, mi diceva, osservo la gente muoversi e traccio per ognuno la sua traiettoria. Immagino flussi di linee che compongono un mosaico di vite, fatti e accadimenti. Spesso, ovvio, queste si mescolano, si intrecciano e a me pare quasi che le vite di quello o quell'altro possano scontrarsi, congiungersi, arrotolarsi insieme. Sarà stata l'ebbrezza ma a me piacque quella teoria, questo modo di partecipare alla vita senza parteciparvi. Un osservatorio del resto ha sempre il privilegio di lasciare spazio alla fantasia. Così io butto i miei occhi sulla piazza, sul sole che cala, sui wine bar che si riempiono, sul venticello che ritorna, sulla mia birra e su tutta la mia immaginazione. Mi faccio domande senza attendere risposte. Metto su un pò di musica e lascio spazio alla testa. Dove andrà quella ragazza con la gonna bianca, che giornata avrà avuto, chi ama, che pensa, cosa mangia. E quel signore anziano che a stento riesce a trascinare la busta che porta con se? Tutto mi appare così delicato. Leggero e irresistibile. Il mondo, o parte di esso, si muove ai miei piedi. Poco al di sotto di essi. Ed è uno scomporsi di suoni, di teste e silouette, di macchie di colore sul fondo grigio dell'asfalto. Tra i semafori e i tram, il bar Regina e quei due buffi ometti bianchi. Centinaia di teste si muovono per andare da qualche parte. Per andare dove devono andare. Finita la birra mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Rimango immobile per un pò, poi sento l'immancabile languore. Apro gli occhi e penso a cosa cucinare. Sono giorni in cui mangio sempre da solo e quelle, credetemi, sono le cucinate migliori. Come sempre accade. Un biscotto di grano con olio di frantoio, pomodori di Sicilia, basilico, finocchietto e pecorino. Una frittata alla Sannita, mozzarelline ripiene di verdurine di stagione tagliate a cubetti piccolissimi e fritte in poco olio. Fiori di zucca, insalata di frutta e verdura, melanzane grigliate con mentuccia, yogurt, fragole, ciliege, pesche, miele e cereali. Un sorso di amaro fatto in casa e passa la paura. Paura del dove e del quando, dell'andare, produrre, incontrare, poi ritornare e ricominciare. Quali sono e saranno le mie traiettorie? Una dolce paura accarezzata dallo stordimento di una giornata afosa passata in giro tra cose da fare, caffè con crema e telefonate. "Devo prendere le pellicole ci vediamo a Ottaviano, aperitivo alle 18 a San Lorenzo, una casa da vedere alle 17, ma poi ce la fai a venire?! C***o non ho tirato fuori i panni dalla lavatrice, ma domani vieni alla cena, cucini tu? Chiama la scuola dì che non vai alla riunione, no ma se torno prima ci passo un secondo. Ma quella del giornale l'hai più vista? Mamma, allora non torno ci vediamo a fine mese direttamente. La digitale in assistenza. Oh, ma chi era quella?! Non lo so! Questo caldo mi stressa, mi fa sudare, ho sempre voglia di entrare in un bar e sciacquarmi il viso. Stare qui dentro, in mezzo alle cose mi prende male. Dovrei anche cucinare qualcosa e scattare due foto. Il Maiale Ubriaco. Oramai ha preso forma dentro di me. Mi aspetto sempre di incontrarlo, magari la notte quando mi alzo per andare a bere. Svolto l'angolo e zac! mi si piantona davanti. Grosso e grasso, dritto sulle zampe anteriori. E ride, e mi guarda, e ride. "Mi avete creato voi, ora dovete seguire la mia traiettoria!" Oh no, o mio Dio. No ma è il caldo, il caldo che rimpalla sul cemento di questa strana città, un pò metropoli un pò paese mi sta dando le allucinazioni. Non ci posso restare qua dentro. Dentro alle strade a fare le cose, a telefonare, a sentirmi come Bukowski in quel racconto visionario che era "6 pollici". ... Era carina quella, ti ha salutato e vuoi dirmi che non la conosci? Ste ma dove vai? Oh? ... Vado alla mia finestra. Ho comprato la birra. Vado a casa, no non vengo alla cena, non esco stasera. E non mangio. Fino a prima di partire resto alla finestra. Ascolto un pò di musica e osservo le traiettorie. Traiettorie? Mi sa che il caldo ti ha dato alla testa!
Stefano Tripodi

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Pernice & patate novelle al forno + marmellata di more (the sunday roast)

Buon compleanno Stefano! Questo post é dedicato al mio compagno di avventure e amico di sempre nel giorno del suo compleanno (o meglio due giorni dopo). Il fatto é che io avevo preparato tutto con dovuto anticipo in modo da far coincidere ricetta e dedica annessa al fatidico giorno, ma come sempre i mille impegni mi hanno messo in crisi e inevitabilmente ficcato il bastone fra le ruote. Peró il pensiero c’é, che é poi quello che conta; insomma come si dice dalle nostre parti “pensamm ‘a salute”, tanti auguri amico mio! Una curiositá che mi piace raccontare: io e Stefano ci siamo conosciuti circa 10 anni fa e con il tempo interessi, passioni e sogni molto simili ci hanno sempre piú avvicinato; insomma un'amicizia rara e mai banale. Ma la cosa che mi ha sempre affascinato é che noi siamo nati a pochi giorni di distanza, nello stesso ospedale (una piccolo clinica privata) e che gli eventi negli anni ci hanno riavvicinato (vai a vedere, magari eravamo pure vicini di culla?!). Ecco un puro caso o no io credo sia uno delgi elementi che da tanto ci mantiene forti. Digressione fatta…passiamo avanti?
La ricetta di oggi come potrete notare non é un dolce, una torta di compleanno, ma uno di quei piatti che ti scaldano l'animo, uno di quelli che a lui, Stefano, piacciono un sacco. Qui in Inghilterra comincia a fare proprio freddo ed i piatti che hai voglia di mangiare sono proprio questi, caldi e saporiti, magari mentre te ne stai seduto davanti al camino del pub sotto casa a sorseggiare una buona birra artigianale. La ricetta é quella di una tipica domenica inglese, un Sunday roast che dalle mie parti é sopratutto a base di selvaggina. La scelta é ricaduta sulla pernice (rara in Italia), ma tranquilli, puó essere sostituita senza rimorso alcuno da un bel pollo ruspante (anche se col pollo ha poco a che vedere). Vi lascio le istruzioni e scappo...stasera mi tocca cucinare! A presto.

Ingredienti x2 persone

2 pernici
50 gr di guanciale
patate novelle (dieci a testa)
5-6 pastinache (oppure carote)
1 limone
2 spicchi d’aglio
1 rametto di timo
sale q.b
pepe q.b
bacche di ginepro

Riscaldare il forno a 190ºC. Strofinare la pernice con abbondante sale, pepe ed olio extravergine d’oliva e riempirne la cavitá con un limone fresco (tagliato a metá), timo e una paio di bacche di ginepro. Coprirne il petto con delle fettine di guanciale e lasciar riposare (in questo modo la carne assorbirá tutto il profumo di limone e spezie). Pulire patate e pastinache (queste ultime andranno tagliate grossolanamente) e farle cuocere in una pentola d’acqua bollente con l’aglio per una decina di minuti. Terminata la cottura scolare, lasciar raffreddare giusto un attimo e versare in una teglia da forno. Il tutto andrá salato e pepato, bagnato con un filo d’olio ed agitato per unire bene gli ingredienti. Al centro adagiare la pernice con una bella noce di burro e cuocere in forno per 30 minuti circa.
Portare in tavola e servire direttamente dalla teglia, aggiungendo alla carne un cucchiaio di marmellata di more.
Volendo sostituire la pernice con un pollo da 1.5 kg circa i tempi di cottura andranno raddoppiati. Il pollo andrá infornato per 45 minuti e le patate (ed appena un filo d’olio) aggiunte solo a questo punto per ulteriori 30 minuti.

Remo Morretta

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Zuppa di cicerchia e prosciutto d'oca con pane croccante + miracolo e ringraziamenti

Dall'Umbia , tra le varie cose, mi sono portata a casa un bel sacchetto di Cicerchia dell'Altopiano di Colfiorito e uno strepitoso prosciutto d'oca....il connubio in questa zuppa è stato fantastico!
Con questa zuppa partecipo a "Raccolta di Zuppe e Minestre" la bella iniziativa di Cristina



Ora la ricetta:



Per 2 porzioni abbondanti (o 3 normali)

80 gr di cicerchia
1 carota
1 costa di sedano
1 cipolla
1 grossa patata
150 gr di funghi misti (chiodini e pleurotus nel mio caso)
3 fettine di prosciutto d'oca dello spessore di 1/2 cm circa
olio evo
sale e pepe


La sera precedente mettere a bagno la cicerchia in acqua fredda (cambiando 3 o 4 volte l'acqua).

Tritare la carota, il sedano e la cipolla e metterle a soffriggere con 2 cucchiai d'olio. Tagliare a dadini una delle fette di prosciutto e aggiungerla al soffritto. Nel frattempo sbucciare, lavare e tagliare a dadi la patata, mondare e tagliare a pezzi anche i funghi, quindi aggiungerli al soffritto e far insaporire qulache minutino. A questo punto aggiungere la cicerchia e coprire con qualche mestolo di acqua calda. Far cuocere 45/50 minuti a fiamma bassissima dalla ripresa del bollore. A cinque minuti dal termine salale e pepare a piacimento.

Mettere il coperchio e far riposare qualche minuto.

Mentre la zuppa cuoce, tagliare a listarelle le altre due fette di prosciutto e farle rosolare brevemente in una padella antiaderente (senza olio), togliere il prosciutto e far saltare anche le listarelle di pane.

Versare nei piatti la zuppa e completare con le fettine di prosciutto e di pane, un goccio d'olio crudo e un'ultima macinata di pepe (se graditi) e via subito in tavola!


Certo, l'ideale sarebbe stato usare un buon brodo vegetale: io ne ero sprovvista, ma non mi andava proprio di alterarne il sapore naturale usando del dado, quindi ho usato solo acqua ed ho salato alla fine! Vi assicuro che era davvero buona!
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E adesso veniamo al miracolo!


Vi ho detto varie volte dei miei scarsissimi risultati ottenuti con la macchina del pane.....nonostanti seguissi alla lettera le indicazioni della ricetta mi sono sempre risultati pani sgonfi, sodi, orrendi da vedere e praticamente immangiabili!

Avevo già deciso di lasciar perdere e la povera macchinina era praticamente già andata "in soffitta"....però c'era un tarlo che mi rodeva: da qualunque parte mi girassi vedevo, in vari blog, splendidi pani, alti. ben livitati, morbidissimi......anche quelli di chi come me era alle prime armi! La molla me l'ha fatta scattare la cara Dolcetto.......quando ho visto il suo pane francese ho deciso che avrei data un'ultima possibilità alla mia macchina! L'occasione per provarlo si è presentata proprio con questa zuppa! E in effetti ho fatto bene: ho ottenuto il mio primo pane fatto con la macchina COME DIO COMANDA!

Bello no????



Non potete capire, dopo tante delusioni, quale soddisfazione ho provato nello sfornare questo pane..........finalmente BELLO GONFIO, MORBIDO.........buonissimo!

Grazie Stefy....anche la mia macchina ti è riconoscente, le hai salvato la vita!!!!


Vi riporto pari pari la ricetta di Dolcetto: io l'unica modifica che mi sono azzardata a fare è stata quella di usare la miscela per pane casereccio del Molino di Vigevano (un mix di farina 0 e farina di grano duro, quindi simili a quelli usati nella ricetta)



PANE FRANCESE per MDP

Ingredienti

per 900 gr di pane:

300 ml di acqua a temperatura ambiente
2 cucchiaini di sale (circa 16 gr)
2 e ½ cucchiai di zucchero (circa 50 gr)
150 gr di semola di grano duro
350 gr di farina Manitoba
1 e ½ cucchiaini di lievito in polvere
2 e ½ cucchiai di olio (20 gr circa)

Versare gli ingredienti nella macchina nell’ordine fornito.
Programma: francese - Crosta: media

Adesso mi è tornata la voglia di fare nuovi esperiementi.....speriamo bene!

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Concludo con il ringraziare una vecchia amica, la cara Odeline ed una nuva amica, la cara Mary....entrambe mi hanno assegnato un premio (anzi due, visto che sono diversi).......renderò loro onore con un post prossimamente! Per il momento le ringrazio davverto di cuore!

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