martedì 23 giugno 2009

[Non chiamatela] Antropologia del dove, del quando & del caldo metropolitano!


Le antropologie ce le eravamo quasi scordate. 
Io per primo le avevo dimenticate, mettendo da parte una briciola sostanziosa del Maiale. In realtà, e sinceramente, mi appaiono ora come un modo volgare di raccontare altro oltre le ricette ed i luoghi ai quali siamo abituati da tempo. Dico volgare perchè quelli che furono tentativi maldestri di cimentarsi in un'antropologia sono ora, e suona pure meglio, racconti di vita con annesse riflessioni. Il Maiale mangia & beve, ingrassa e si sollazza.. ma prova anche a riflettere qualche volta. A pancia piena si intende. Dunque anche a Roma da qualche giorno il caldo afoso e l'immancabile venticello sono apparsi. Se ne accorgono le signore sui tram, le studentesse accalorate per strada e gli impiegati vestiti di tutto punto, giacca e cravatta, camicia a maniche lunghe e occhiali da sole. Io Roma sto per lasciarla. Una serie di impegni e la voglia di andare mi portano lontano. Lascio anche casa, che riprenderò a settembre/ottobre chissà in quale quartiere, municipio o borgata. Negli ultimi giorni passo volentieri le ore che precedono il buio alla finestra. Una birra gelata a farmi compagnia e i miei occhi puntati sulla piazza. Dalla mia postazione privilegiata osservo le persone nel caotico e rumoroso atto dello spostarsi. Un amico non amico mi parlava di traiettorie. Una notte sulla Casilina, dall'ultimo piano di un palazzetto, provò a spiegarmi la sua teoria. Una teoria contemplativa, che non tentava per forza di giungere a una conclusione. Quando sto quassù, mi diceva, osservo la gente muoversi e traccio per ognuno la sua traiettoria. Immagino flussi di linee che compongono un mosaico di vite, fatti e accadimenti. Spesso, ovvio, queste si mescolano, si intrecciano e a me pare quasi che le vite di quello o quell'altro possano scontrarsi, congiungersi, arrotolarsi insieme. Sarà stata l'ebbrezza ma a me piacque quella teoria, questo modo di partecipare alla vita senza parteciparvi. Un osservatorio del resto ha sempre il privilegio di lasciare spazio alla fantasia. Così io butto i miei occhi sulla piazza, sul sole che cala, sui wine bar che si riempiono, sul venticello che ritorna, sulla mia birra e su tutta la mia immaginazione. Mi faccio domande senza attendere risposte. Metto su un pò di musica e lascio spazio alla testa. Dove andrà quella ragazza con la gonna bianca, che giornata avrà avuto, chi ama, che pensa, cosa mangia. E quel signore anziano che a stento riesce a trascinare la busta che porta con se? Tutto mi appare così delicato. Leggero e irresistibile. Il mondo, o parte di esso, si muove ai miei piedi. Poco al di sotto di essi. Ed è uno scomporsi di suoni, di teste e silouette, di macchie di colore sul fondo grigio dell'asfalto. Tra i semafori e i tram, il bar Regina e quei due buffi ometti bianchi. Centinaia di teste si muovono per andare da qualche parte. Per andare dove devono andare. Finita la birra mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Rimango immobile per un pò, poi sento l'immancabile languore. Apro gli occhi e penso a cosa cucinare. Sono giorni in cui mangio sempre da solo e quelle, credetemi, sono le cucinate migliori. Come sempre accade. Un biscotto di grano con olio di frantoio, pomodori di Sicilia, basilico, finocchietto e pecorino. Una frittata alla Sannita, mozzarelline ripiene di verdurine di stagione tagliate a cubetti piccolissimi e fritte in poco olio. Fiori di zucca, insalata di frutta e verdura, melanzane grigliate con mentuccia, yogurt, fragole, ciliege, pesche, miele e cereali. Un sorso di amaro fatto in casa e passa la paura. Paura del dove e del quando, dell'andare, produrre, incontrare, poi ritornare e ricominciare. Quali sono e saranno le mie traiettorie? Una dolce paura accarezzata dallo stordimento di una giornata afosa passata in giro tra cose da fare, caffè con crema e telefonate. "Devo prendere le pellicole ci vediamo a Ottaviano, aperitivo alle 18 a San Lorenzo, una casa da vedere alle 17, ma poi ce la fai a venire?! C***o non ho tirato fuori i panni dalla lavatrice, ma domani vieni alla cena, cucini tu? Chiama la scuola dì che non vai alla riunione, no ma se torno prima ci passo un secondo. Ma quella del giornale l'hai più vista? Mamma, allora non torno ci vediamo a fine mese direttamente. La digitale in assistenza. Oh, ma chi era quella?! Non lo so! Questo caldo mi stressa, mi fa sudare, ho sempre voglia di entrare in un bar e sciacquarmi il viso. Stare qui dentro, in mezzo alle cose mi prende male. Dovrei anche cucinare qualcosa e scattare due foto. Il Maiale Ubriaco. Oramai ha preso forma dentro di me. Mi aspetto sempre di incontrarlo, magari la notte quando mi alzo per andare a bere. Svolto l'angolo e zac! mi si piantona davanti. Grosso e grasso, dritto sulle zampe anteriori. E ride, e mi guarda, e ride. "Mi avete creato voi, ora dovete seguire la mia traiettoria!" Oh no, o mio Dio. No ma è il caldo, il caldo che rimpalla sul cemento di questa strana città, un pò metropoli un pò paese mi sta dando le allucinazioni. Non ci posso restare qua dentro. Dentro alle strade a fare le cose, a telefonare, a sentirmi come Bukowski in quel racconto visionario che era "6 pollici". ... Era carina quella, ti ha salutato e vuoi dirmi che non la conosci? Ste ma dove vai? Oh? ... Vado alla mia finestra. Ho comprato la birra. Vado a casa, no non vengo alla cena, non esco stasera. E non mangio. Fino a prima di partire resto alla finestra. Ascolto un pò di musica e osservo le traiettorie. Traiettorie? Mi sa che il caldo ti ha dato alla testa!
Stefano Tripodi

FONTE

Pernice & patate novelle al forno + marmellata di more (the sunday roast)

Buon compleanno Stefano! Questo post é dedicato al mio compagno di avventure e amico di sempre nel giorno del suo compleanno (o meglio due giorni dopo). Il fatto é che io avevo preparato tutto con dovuto anticipo in modo da far coincidere ricetta e dedica annessa al fatidico giorno, ma come sempre i mille impegni mi hanno messo in crisi e inevitabilmente ficcato il bastone fra le ruote. Peró il pensiero c’é, che é poi quello che conta; insomma come si dice dalle nostre parti “pensamm ‘a salute”, tanti auguri amico mio! Una curiositá che mi piace raccontare: io e Stefano ci siamo conosciuti circa 10 anni fa e con il tempo interessi, passioni e sogni molto simili ci hanno sempre piú avvicinato; insomma un'amicizia rara e mai banale. Ma la cosa che mi ha sempre affascinato é che noi siamo nati a pochi giorni di distanza, nello stesso ospedale (una piccolo clinica privata) e che gli eventi negli anni ci hanno riavvicinato (vai a vedere, magari eravamo pure vicini di culla?!). Ecco un puro caso o no io credo sia uno delgi elementi che da tanto ci mantiene forti. Digressione fatta…passiamo avanti?
La ricetta di oggi come potrete notare non é un dolce, una torta di compleanno, ma uno di quei piatti che ti scaldano l'animo, uno di quelli che a lui, Stefano, piacciono un sacco. Qui in Inghilterra comincia a fare proprio freddo ed i piatti che hai voglia di mangiare sono proprio questi, caldi e saporiti, magari mentre te ne stai seduto davanti al camino del pub sotto casa a sorseggiare una buona birra artigianale. La ricetta é quella di una tipica domenica inglese, un Sunday roast che dalle mie parti é sopratutto a base di selvaggina. La scelta é ricaduta sulla pernice (rara in Italia), ma tranquilli, puó essere sostituita senza rimorso alcuno da un bel pollo ruspante (anche se col pollo ha poco a che vedere). Vi lascio le istruzioni e scappo...stasera mi tocca cucinare! A presto.

Ingredienti x2 persone

2 pernici
50 gr di guanciale
patate novelle (dieci a testa)
5-6 pastinache (oppure carote)
1 limone
2 spicchi d’aglio
1 rametto di timo
sale q.b
pepe q.b
bacche di ginepro

Riscaldare il forno a 190ºC. Strofinare la pernice con abbondante sale, pepe ed olio extravergine d’oliva e riempirne la cavitá con un limone fresco (tagliato a metá), timo e una paio di bacche di ginepro. Coprirne il petto con delle fettine di guanciale e lasciar riposare (in questo modo la carne assorbirá tutto il profumo di limone e spezie). Pulire patate e pastinache (queste ultime andranno tagliate grossolanamente) e farle cuocere in una pentola d’acqua bollente con l’aglio per una decina di minuti. Terminata la cottura scolare, lasciar raffreddare giusto un attimo e versare in una teglia da forno. Il tutto andrá salato e pepato, bagnato con un filo d’olio ed agitato per unire bene gli ingredienti. Al centro adagiare la pernice con una bella noce di burro e cuocere in forno per 30 minuti circa.
Portare in tavola e servire direttamente dalla teglia, aggiungendo alla carne un cucchiaio di marmellata di more.
Volendo sostituire la pernice con un pollo da 1.5 kg circa i tempi di cottura andranno raddoppiati. Il pollo andrá infornato per 45 minuti e le patate (ed appena un filo d’olio) aggiunte solo a questo punto per ulteriori 30 minuti.

Remo Morretta

FONTE

Crostatine con frutti di bosco, fragole, crema gianduia e pistacchi


Nei giorni scorsi a Milano ha fatto un caldo tremendo ed io non sono riuscita ad avvicinarmi al pc, ma ora che finalmente si respira vi posso postare le crostatine che ho preparato per il Week end!
Da quando ho provato la frolla di Adriano, non sono più attratta dalle altre.
Innanzitutto è friabilissima e buonissima e soprattutto non ha un'eccessiva quantitàà di burro, come molte altre.....che saranno anche buone ma hanno proporzioni burro-farina 400-500, assolutamente impensabili, a poche settimane dalla prova costume ;-)
La Sua invece no....è perfetta!
Vi consiglio di guardare tutti i passaggi nel suo blog
Per la pasta ha usato metà dosi di quelle previste nella ricetta orginale di Adriano.
Con le dosi sotto riportate, si riescono ad ottenere la crostata alle fragole, e le crostatine che vedete nelle foto.
Ingr.
500 g.di farina biscotto 0 oppure 450 gr di farina 00 + 50 gr di fecola di patate
250 g. di buon burro
125 g. di zucchero a velo
100 g. di uova intere
2,5 g. di sale sciolto in 10 gr di succo di limone
3 g. di lievito per dolci
essenza di vaniglia
scorza grattugiata di 1 limone

Setacciare la farina con la fecola ed il lievito poi versare a filo il succo di limone. Aggiungere il burro freddo a dadini e lavorare fino ad avere un composto sabbioso.
Ora unire lo zucchero mescolare un po' ed unire anche le uova sbattute con il sale (che si deve sciogliere), mescolare ancora a bassa velocità finchè la frolla è pronta.
Io ho fatto delle palline con le mani e le ho messe direttamente nelle formine, e solo dopo averle sistemate nelle formine le ho messe in frigo a far solidificare un po' la frolla (così non ho dovuto usare nemmeno il mattarello, faceva caldo e non avevo voglia ;-)
Dopo un'ora circa, tirare fuori dal frigo, bucherellare con una forchetta il fondo di ogni crostatina, mettere sopra un pezzetto di carta forno, e coprire con fagioli o ceci secchi.
Infornate a 180° per la cottura in bianco ci vorranno circa 15-20 minuti, quindi si tolgono i legumi e si continua la cottura per ancora una quindicina di minuti.
Nel frattempo ho preparato la crema pasticcera aromatizzata al limone.
Una volta che le crostatine sono fredde si farciscono con la crema pasticcera e si guarniscono con le fragoline di bosco o frutti di bosco misti, fragole etc.
Io avevo acquistato un barattolino di crema al pistacchio di Bronte (buonissima!!!!)e ne ho farcito qualcuna con questa delizia, guarnire con pistacchi tritati (io li avevo finiti e non li ho messi!!!!) ed altri con la crema gianduia Lindt (da svenimento!)
FONTE

Tortine con mandorle e gocce di cioccolato

Ricettina veloce per un dopo cena o una merenda confortante: l’impasto soffice, le mandorle croccanti e le gocce di cioccolato saporite.
Direi un abbinamento quasi perfetto!Perché in casa non può mai mancare qualcosa con cui consolarsi…e se non c’è motivo per consolarsi ci può sempre essere un piccolo motivo per festeggiarsi, o comunque per godere di [...]
FONTE

venerdì 19 giugno 2009

[Non chiamatela] Antropologia del dove, del quando & del caldo metropolitano!


Le antropologie ce le eravamo quasi scordate. 
Io per primo le avevo dimenticate, mettendo da parte una briciola sostanziosa del Maiale. In realtà, e sinceramente, mi appaiono ora come un modo volgare di raccontare altro oltre le ricette ed i luoghi ai quali siamo abituati da tempo. Dico volgare perchè quelli che furono tentativi maldestri di cimentarsi in un'antropologia sono ora, e suona pure meglio, racconti di vita con annesse riflessioni. Il Maiale mangia & beve, ingrassa e si sollazza.. ma prova anche a riflettere qualche volta. A pancia piena si intende. Dunque anche a Roma da qualche giorno il caldo afoso e l'immancabile venticello sono apparsi. Se ne accorgono le signore sui tram, le studentesse accalorate per strada e gli impiegati vestiti di tutto punto, giacca e cravatta, camicia a maniche lunghe e occhiali da sole. Io Roma sto per lasciarla. Una serie di impegni e la voglia di andare mi portano lontano. Lascio anche casa, che riprenderò a settembre/ottobre chissà in quale quartiere, municipio o borgata. Negli ultimi giorni passo volentieri le ore che precedono il buio alla finestra. Una birra gelata a farmi compagnia e i miei occhi puntati sulla piazza. Dalla mia postazione privilegiata osservo le persone nel caotico e rumoroso atto dello spostarsi. Un amico non amico mi parlava di traiettorie. Una notte sulla Casilina, dall'ultimo piano di un palazzetto, provò a spiegarmi la sua teoria. Una teoria contemplativa, che non tentava per forza di giungere a una conclusione. Quando sto quassù, mi diceva, osservo la gente muoversi e traccio per ognuno la sua traiettoria. Immagino flussi di linee che compongono un mosaico di vite, fatti e accadimenti. Spesso, ovvio, queste si mescolano, si intrecciano e a me pare quasi che le vite di quello o quell'altro possano scontrarsi, congiungersi, arrotolarsi insieme. Sarà stata l'ebbrezza ma a me piacque quella teoria, questo modo di partecipare alla vita senza parteciparvi. Un osservatorio del resto ha sempre il privilegio di lasciare spazio alla fantasia. Così io butto i miei occhi sulla piazza, sul sole che cala, sui wine bar che si riempiono, sul venticello che ritorna, sulla mia birra e su tutta la mia immaginazione. Mi faccio domande senza attendere risposte. Metto su un pò di musica e lascio spazio alla testa. Dove andrà quella ragazza con la gonna bianca, che giornata avrà avuto, chi ama, che pensa, cosa mangia. E quel signore anziano che a stento riesce a trascinare la busta che porta con se? Tutto mi appare così delicato. Leggero e irresistibile. Il mondo, o parte di esso, si muove ai miei piedi. Poco al di sotto di essi. Ed è uno scomporsi di suoni, di teste e silouette, di macchie di colore sul fondo grigio dell'asfalto. Tra i semafori e i tram, il bar Regina e quei due buffi ometti bianchi. Centinaia di teste si muovono per andare da qualche parte. Per andare dove devono andare. Finita la birra mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Rimango immobile per un pò, poi sento l'immancabile languore. Apro gli occhi e penso a cosa cucinare. Sono giorni in cui mangio sempre da solo e quelle, credetemi, sono le cucinate migliori. Come sempre accade. Un biscotto di grano con olio di frantoio, pomodori di Sicilia, basilico, finocchietto e pecorino. Una frittata alla Sannita, mozzarelline ripiene di verdurine di stagione tagliate a cubetti piccolissimi e fritte in poco olio. Fiori di zucca, insalata di frutta e verdura, melanzane grigliate con mentuccia, yogurt, fragole, ciliege, pesche, miele e cereali. Un sorso di amaro fatto in casa e passa la paura. Paura del dove e del quando, dell'andare, produrre, incontrare, poi ritornare e ricominciare. Quali sono e saranno le mie traiettorie? Una dolce paura accarezzata dallo stordimento di una giornata afosa passata in giro tra cose da fare, caffè con crema e telefonate. "Devo prendere le pellicole ci vediamo a Ottaviano, aperitivo alle 18 a San Lorenzo, una casa da vedere alle 17, ma poi ce la fai a venire?! C***o non ho tirato fuori i panni dalla lavatrice, ma domani vieni alla cena, cucini tu? Chiama la scuola dì che non vai alla riunione, no ma se torno prima ci passo un secondo. Ma quella del giornale l'hai più vista? Mamma, allora non torno ci vediamo a fine mese direttamente. La digitale in assistenza. Oh, ma chi era quella?! Non lo so! Questo caldo mi stressa, mi fa sudare, ho sempre voglia di entrare in un bar e sciacquarmi il viso. Stare qui dentro, in mezzo alle cose mi prende male. Dovrei anche cucinare qualcosa e scattare due foto. Il Maiale Ubriaco. Oramai ha preso forma dentro di me. Mi aspetto sempre di incontrarlo, magari la notte quando mi alzo per andare a bere. Svolto l'angolo e zac! mi si piantona davanti. Grosso e grasso, dritto sulle zampe anteriori. E ride, e mi guarda, e ride. "Mi avete creato voi, ora dovete seguire la mia traiettoria!" Oh no, o mio Dio. No ma è il caldo, il caldo che rimpalla sul cemento di questa strana città, un pò metropoli un pò paese mi sta dando le allucinazioni. Non ci posso restare qua dentro. Dentro alle strade a fare le cose, a telefonare, a sentirmi come Bukowski in quel racconto visionario che era "6 pollici". ... Era carina quella, ti ha salutato e vuoi dirmi che non la conosci? Ste ma dove vai? Oh? ... Vado alla mia finestra. Ho comprato la birra. Vado a casa, no non vengo alla cena, non esco stasera. E non mangio. Fino a prima di partire resto alla finestra. Ascolto un pò di musica e osservo le traiettorie. Traiettorie? Mi sa che il caldo ti ha dato alla testa!
Stefano Tripodi

FONTE

Pernice & patate novelle al forno + marmellata di more (the sunday roast)

Buon compleanno Stefano! Questo post é dedicato al mio compagno di avventure e amico di sempre nel giorno del suo compleanno (o meglio due giorni dopo). Il fatto é che io avevo preparato tutto con dovuto anticipo in modo da far coincidere ricetta e dedica annessa al fatidico giorno, ma come sempre i mille impegni mi hanno messo in crisi e inevitabilmente ficcato il bastone fra le ruote. Peró il pensiero c’é, che é poi quello che conta; insomma come si dice dalle nostre parti “pensamm ‘a salute”, tanti auguri amico mio! Una curiositá che mi piace raccontare: io e Stefano ci siamo conosciuti circa 10 anni fa e con il tempo interessi, passioni e sogni molto simili ci hanno sempre piú avvicinato; insomma un'amicizia rara e mai banale. Ma la cosa che mi ha sempre affascinato é che noi siamo nati a pochi giorni di distanza, nello stesso ospedale (una piccolo clinica privata) e che gli eventi negli anni ci hanno riavvicinato (vai a vedere, magari eravamo pure vicini di culla?!). Ecco un puro caso o no io credo sia uno delgi elementi che da tanto ci mantiene forti. Digressione fatta…passiamo avanti?
La ricetta di oggi come potrete notare non é un dolce, una torta di compleanno, ma uno di quei piatti che ti scaldano l'animo, uno di quelli che a lui, Stefano, piacciono un sacco. Qui in Inghilterra comincia a fare proprio freddo ed i piatti che hai voglia di mangiare sono proprio questi, caldi e saporiti, magari mentre te ne stai seduto davanti al camino del pub sotto casa a sorseggiare una buona birra artigianale. La ricetta é quella di una tipica domenica inglese, un Sunday roast che dalle mie parti é sopratutto a base di selvaggina. La scelta é ricaduta sulla pernice (rara in Italia), ma tranquilli, puó essere sostituita senza rimorso alcuno da un bel pollo ruspante (anche se col pollo ha poco a che vedere). Vi lascio le istruzioni e scappo...stasera mi tocca cucinare! A presto.

Ingredienti x2 persone

2 pernici
50 gr di guanciale
patate novelle (dieci a testa)
5-6 pastinache (oppure carote)
1 limone
2 spicchi d’aglio
1 rametto di timo
sale q.b
pepe q.b
bacche di ginepro

Riscaldare il forno a 190ºC. Strofinare la pernice con abbondante sale, pepe ed olio extravergine d’oliva e riempirne la cavitá con un limone fresco (tagliato a metá), timo e una paio di bacche di ginepro. Coprirne il petto con delle fettine di guanciale e lasciar riposare (in questo modo la carne assorbirá tutto il profumo di limone e spezie). Pulire patate e pastinache (queste ultime andranno tagliate grossolanamente) e farle cuocere in una pentola d’acqua bollente con l’aglio per una decina di minuti. Terminata la cottura scolare, lasciar raffreddare giusto un attimo e versare in una teglia da forno. Il tutto andrá salato e pepato, bagnato con un filo d’olio ed agitato per unire bene gli ingredienti. Al centro adagiare la pernice con una bella noce di burro e cuocere in forno per 30 minuti circa.
Portare in tavola e servire direttamente dalla teglia, aggiungendo alla carne un cucchiaio di marmellata di more.
Volendo sostituire la pernice con un pollo da 1.5 kg circa i tempi di cottura andranno raddoppiati. Il pollo andrá infornato per 45 minuti e le patate (ed appena un filo d’olio) aggiunte solo a questo punto per ulteriori 30 minuti.

Remo Morretta

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Biscotti al limone e papavero

Nei dolci è un abbinamento assolutamente classico! L’ho riscoperto leggendo per l’ennesima volta un libriccino in inglese sui biscotti di Linda Collister, un’autrice di numerosi libri sui dolci, sul pane e su tutti i prodotti da forno.
La necessità era quella di svuotare il barattolino di semi di papavero che stanziavano ormai da tempo nel porta [...]
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Mini-quiche di phillo in agrodolce

Un'altra settimana lavorativa sta finalmente per volgere al termine....meno male....e domani mattina ce ne andiamo a Marina di Ravenna per il week-end!

Vi lascio con una ricettina secondo me molto sfiziosa che ho preparato appositamente per le gemelline della blog-sfera, che si sono inventate una raccolta davvero molto particolare: ricette di Quiche di frutta, in cui l'ingrediente fondamentale dev'essere appunto la frutta fresca ma la preparazione dev'essere rigorosamente salata!


Appena ho letto della raccolta mi è venuto in mente subito questo, ed ho pensato che, una cosa del genere, non doveva starci per niente male in una torta salata.....ho apportato delle modifiche ed ecco cosa ne è uscito.



Per 2 mini-quiche

8 fogli di pasta phillo

olio evo per spennellare la pasta

Per la farcia:

un trancio da circa 200 gr di tonno fresco
1 peperone
6 fette d'ananas fresco
1 cipolla piccola
olio evo
sale

Per la salsa agrodolce:

120 g di salsa di pomodoro
1 cucchiaio abbondante di zucchero di canna
2 cucchiai di succo d'ananas (se non l'avete sostituiteli con dell'acqua ma ricordatevi di aggiungere un altro cucchiaio di zucchero)
3 cucchiai di aceto di vino bianco
1/2 cucchiaio di maizena
2 cucchiai scarsi di salsa di soia

Preparare la salsa: mischiare tra loro tutti gli ingredienti e amalgamare bene, quindi porre sul fuoco e far cuocere finchè diventata una salsa ritretta e gelatinosa. Far raffreddare.

Pulire e tagliare a listarelle il peperone e la cipolla e farli saltare qualche minuto in una padella antiaderente con un filo d'olio evo. Salare e spegnere il fuoco. Far raffreddare.


Tagliare il tonno a cubetti e mettere in una ciotola. Tagliare a pezzetti anche l'ananas, unirli al tonno insieme alle verdure ormai fredde e a 4/5 cucchiai della salsa precedentemente preparata. Mescolare bene....la salsa deve rivestire bene tutti gli ingredienti, ma non essere eccessiva perchè altrimenti in cottura inumidisce troppo il fondo della pasta rendendo difficoltosa l'estrazione della tortina dalla stampo. Salate leggermente.

Rivestire 2 stampi del diametro di 10 cm e profondi almeno 6 (io ho usato 2 coppa pasta rivestendo il fondo con della stagnola.....non avevo formine di queste dimensioni), spennellare l'interno con dell'olio e fare quattro strati con altrettanti fogli di phillo per ognuno (spennellare bene ogni foglio con dell'olio, o burro, prima di posizionare il foglio successivo).

Riempire le formine di pasta con il ripieno. Tagliare la pasta in eccesso sui bordi e infornare a 200° per circa 30 minuti o fonchè la pasta risulta ben dorata.

Fare intiepidire, quindi sformare con molta cautela e sistemare al centro del piatto: decorare con dell'insalatina a scelta e gustare!

Buon week-end a tutti!!!!


FONTE

Bruschetta poliglotta

Eccomi qui a partecipare ad un'altra raccolta....in questo periodo ce ne sono tante in giro e tutte molto interessanti....quella organizzata da Sabrina&Luca di Sapori diVini è una raccolta di bruschette

Quella che ho realizzato è una bruschetta semplicissima: il nome "poliglotta" me lo ha ispirato il fatto che gli ingredienti con cui è fatta arrivano tutti da regioni italiane diverse, quindi poliglotta perchè parla tanti dialetti!!!!

Per 2 persone

4 fette di pane toscano allo zafferano

qualche fetta di speck del Sudtirolo

4 cucchiaini di crema di carciofi e pomodori in olio extravergine d'oliva ligure (regalo di una coppia di amici)

4 pomodori tipo perini

basilico

sale e pepe

olio extravergine calabrese

Fate abbrustolire leggermente le fette di pane su una griglia ben calda. Nel frattempo lavate i pomodori, tagliarli a rondelle e salateli leggermente.

Tagliate a listarelle le fette di speck.

Spalmate la crema sulle fette di pane, quindi disponete alternandoli il pomodoro e lo speck, aggiungete qualche foglia di basilico sminuzzata, pepate a piacimento, un giro di olio e le bruschette sono pronte.


Noi ce le siamo gustate con altro speck. lonzino e salame di cinghiale umbri....il tutto annaffiato da un ottimo Bardolino!

Prima di salutarvi devo ringraziare davvero di cuore Luisa per avermi donato questi due bellissimi premi!

Inoltre il premio "Un raggio di sole per te" mi è stato donato anche dai carissimi Sabrina&Luca......grazie ragazzi....mentre il "mostriciattolo" mi è stato donato anche da Tania....grazie cara!!!!!





Con questo secondo premio rimango anche in tema, perchè questa "creaturina" è stata ideata da Sabrina&Luca!!!

Giro questi due premi a tutti coloro che passano di qui!!!!

E poi ne approfitto per ricordarvi che la mia raccolta continua!!!



FONTE

Metti una sera a cena.........ovvero la raccolta di Michelangelo

Michelangelo di Michelangelo's Place ha avuto un'idea secondo me, non solo bella, ma anche moooolto utile: fare una raccolta di recensioni di ristoranti, trattorie, di quei posti un cui ci piace spesso tornare, indipendentemente da quale sia la ragione, oppure come dice Michelangelo il posto dove portereste i vostri amici blogger!


Beh, io non ho dubbi: vi porterei al "Ristorante La Fornace" di San Vittore Olona!

Un posto da incanto: l'accoglienza è superlativa, l'atmosfera è semplice e raffinata al tempo stesso, il servizio è di primo'ordine ma senza essere invadente e il cibo....beh per il cibo non trovo aggettivi che gli rendano giustizia! Insomma avrete capito che sono innamorata alla follia di questo ristorante!

Io e mio marito lo abbiamo eletto in assoluto il nostro preferito: ci festeggiamo compleanni, anniversari, ricorrenze ma ci andiamo anche semplicemente per una cenetta quando vogliamo "coccolarci" un pochino!

Lo chef è Vincenzo Marconi: eclettico e creativo....i suoi piatti sono vere e proprie opere d'arte... per la vista... e per il palato!

I menù vengono modificati periodicamente per seguire la stagionalità dei prodotti: se vi va andate a dare un'occhiatina al menù di primavera.....ne rimarrete incantati...ma soprattutto se riuscite, andateci di persona.....non ne potrete più fare a mano!

Unica nota dolente: i prezzi non sono proprio a portata di tutti i portafogli....ma una coccola ogni tanto bisogna pur farsela....e vi posso assicurare che ne varrà assolutamente la pena....ne uscirete estasiati!

Ristorante La Fornace

S.S. Sempione 241 Angolo Via Silvio Pellico

20028 San Vittore Olona (MI)

Tel. 0331 518308

info@ristorantelafornace.com


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Cioccolato ghiacciato al latte

Visto il caldo che fa, cosa c'è di più piacevole che bere un bicchiere di latte aromatizzato alla vaniglia con dei cubetti ghacciati di cioccolato?
Per me che sono golosissima di cioccolato, questa ricetta non la potevo non provare; così dal momento in cui l'ho vista su Le Petrin, ho pensato questa la faccio subito, in realtà poi è passato un po' di tempo; ma ora finalmente l'ho provata :-)
E' semplice da fare, piacevole da bere-mangiare!
L'unica difficoltà che ho avuto è stato togliere i cubetti di cioccolato dallo stampino del ghiaccio; la prossima volta ungerò leggermente gli stampini, con olio di semi, stavolta avevo solo quello d'oliva e ho preferito non metterlo!

Ingredienti:
70 g. cioccolato fondente al 66 % (io l’ho usato al 70 %)
200 g. latte fresco
50 g. acqua
1 cucchiaino zucchero (io ne ho messo 3)
1 cucchiaio caffè solubile (facoltativo, io l’ho messo)
1 cucchiaio cacao amaro
Tritare finemente il cioccolato e metterlo in una ciotola resistente al calore.
Versare il latte e l’ acqua in una pentola, aggiungere lo zucchero, il cacao e il caffè e mescolare con cura per evitare grumi.
Portare a ebollizione a fuoco medio, quindi togliere dal fuoco. Versare il composto sul cioccolato e lasciare in fusione per 5 minuti, quindi mescolare delicatamente con un cucchiaio di legno per ottenere una crema liscia e cremosa.
Far raffreddare e versare il composto nei cubetti per formare il ghiaccio e far congelare

Per il latte alla vaniglia:
600 ml di latte
60g di zucchero
1 stecca vaniglia

Versare il latte in una grande pentola, aggiungere lo zucchero e mescolate finchè si scioglie. Incidere la vaniglia al centro , togliere i semi e aggiungerli al latte .
Portare a ebollizione a fuoco medio, quindi togliere dal calore.
Far raffreddare in frigorifero diverse ore o, preferibilmente, tutta la notte.
Per servire: mettere il cioccolato ghiacciato nei bicchieri (a seconda delle dimensioni dei bicchieri da 3 a 4 cubetti di ghiaccio) e versare il latte alla vaniglia freddo.

Potete decorare la bevanda con la panna, sigarette di cioccolato o trasformarla in un dessert al latte mescolando la crema alla vaniglia fredda con i cubetti di cioccolato per ottenere un cremoso milkshake .
FONTE

venerdì 12 giugno 2009

Melanzane ripiene

Non mi concedo molto spesso dei piatti che prevedono la frittura,ma ogni tanto bisogna fare qualche strappo alla regola, quindi l'altro giorno ho deciso che le melanzane andavano fritte, basta con la solita parmigiana light con melanzane grigliate o sbollentate, stavolta avevo voglia di trasgressione ;-)
Questa ricetta la presi circa 12-13 anni fa dal televideo, e i primi anni di matrimonio la facevo almeno una volta d'estate.....poi non lo più ripetuta fino ad oggi!
Buonissime come me le ricordavo, provatele e fatemi sapere :-)
Ingredienti:
4 melanzane di media grandezza
1 barattolo piccolo di pomodori pelati oppure 4 pomodori freschi
pane grattugiato q.b.
1 cipolla
prezzemolo
aglio
3-4 fettine di pancarrè ammorbidite nel latte

Tagliare le melanzane a metà nel senso della lunghezza, cospargere di sale e lasciare per almeno mezz'ora, su un piano inclinato a perdere acqua.
Trascorso il tempo eliminare l'eccesso di sale risciacquare le melanzane ed asciugarle con un panno, poi friggerle in olio bollente da entrambe le parti, ci vorranno circa 8 min per parte.
Nel frattempo imbiondire la cipolla tritata con un paio di cucchiai d'olio.
Con l'aiuto di un cucchiaio estrarre la polpa delle melanzane fritte ed unirle alla cipolla, mescolare per far insaporire ed aggiungere la polpa di pomodoro schiacciata con una forchetta, il pancarrè bagnato nel latte e strizzato, il prezzemolo e a piacere una puntina d'aglio tritata, regolare di sale e pepe e far cuocere il composto per alcuni minuti con la fiamma bassa.
Riempire le melanzane con questo composto.
Oliare una pirofila rettangolare e disporre le melanzane ripiene, cospargere con pane grattugiato e parmigiano e qualche fiocchetto di burro (facoltativo) ed infornare a 180° per circa 20-25 minuti fino ad avere la superficie dorata.
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martedì 9 giugno 2009

Crumble di mele al pepe rosa

Anche questo è uno di quei dolci velocissimi da preparare, ma molto golosi e ricchi di sapori. Il Crumble di mele!
In questa versione però ho aggiunto l’aroma delicato e profumato del pepe rosa. Il suggerimento dell’abbinamento della frutta cotta con il pepe è arrivato direttamente dai miei fornitori di te e spezie e devo ammettere [...]
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Sorbetto alla birra

La ricetta del sorbetto, in questo caso alla birra, è molto semplice da realizzar.
Servono pochissimi ingredienti, e nel caso siete sprovvisti di una gelatiera in casa, nessun problema, c’è un metodo alternativo per la preparazione.
Il sorbetto alla birra, a gusto finale risulta leggermente alcolico, per via della birra ovviamente, ma più piacere a tutti, persino [...]
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Rotolo di “pizza” ripieno di salmone e zucchine

Questa ricetta mi è stata inviata da Laura, collaboratrice saltuaria.
Devo dire che la ricetta in questione già dal titolo ispira molto, e deduco che anche come risultato finale sia davvero buona.
La ricetta ha come base la pasta della pizza, farcita con 2 ottimi ingredienti, salmone e zucchine. Il tutto arrotolato e cotto al forno, con [...]
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[Non chiamatela] Antropologia del dove, del quando & del caldo metropolitano!


Le antropologie ce le eravamo quasi scordate. 
Io per primo le avevo dimenticate, mettendo da parte una briciola sostanziosa del Maiale. In realtà, e sinceramente, mi appaiono ora come un modo volgare di raccontare altro oltre le ricette ed i luoghi ai quali siamo abituati da tempo. Dico volgare perchè quelli che furono tentativi maldestri di cimentarsi in un'antropologia sono ora, e suona pure meglio, racconti di vita con annesse riflessioni. Il Maiale mangia & beve, ingrassa e si sollazza.. ma prova anche a riflettere qualche volta. A pancia piena si intende. Dunque anche a Roma da qualche giorno il caldo afoso e l'immancabile venticello sono apparsi. Se ne accorgono le signore sui tram, le studentesse accalorate per strada e gli impiegati vestiti di tutto punto, giacca e cravatta, camicia a maniche lunghe e occhiali da sole. Io Roma sto per lasciarla. Una serie di impegni e la voglia di andare mi portano lontano. Lascio anche casa, che riprenderò a settembre/ottobre chissà in quale quartiere, municipio o borgata. Negli ultimi giorni passo volentieri le ore che precedono il buio alla finestra. Una birra gelata a farmi compagnia e i miei occhi puntati sulla piazza. Dalla mia postazione privilegiata osservo le persone nel caotico e rumoroso atto dello spostarsi. Un amico non amico mi parlava di traiettorie. Una notte sulla Casilina, dall'ultimo piano di un palazzetto, provò a spiegarmi la sua teoria. Una teoria contemplativa, che non tentava per forza di giungere a una conclusione. Quando sto quassù, mi diceva, osservo la gente muoversi e traccio per ognuno la sua traiettoria. Immagino flussi di linee che compongono un mosaico di vite, fatti e accadimenti. Spesso, ovvio, queste si mescolano, si intrecciano e a me pare quasi che le vite di quello o quell'altro possano scontrarsi, congiungersi, arrotolarsi insieme. Sarà stata l'ebbrezza ma a me piacque quella teoria, questo modo di partecipare alla vita senza parteciparvi. Un osservatorio del resto ha sempre il privilegio di lasciare spazio alla fantasia. Così io butto i miei occhi sulla piazza, sul sole che cala, sui wine bar che si riempiono, sul venticello che ritorna, sulla mia birra e su tutta la mia immaginazione. Mi faccio domande senza attendere risposte. Metto su un pò di musica e lascio spazio alla testa. Dove andrà quella ragazza con la gonna bianca, che giornata avrà avuto, chi ama, che pensa, cosa mangia. E quel signore anziano che a stento riesce a trascinare la busta che porta con se? Tutto mi appare così delicato. Leggero e irresistibile. Il mondo, o parte di esso, si muove ai miei piedi. Poco al di sotto di essi. Ed è uno scomporsi di suoni, di teste e silouette, di macchie di colore sul fondo grigio dell'asfalto. Tra i semafori e i tram, il bar Regina e quei due buffi ometti bianchi. Centinaia di teste si muovono per andare da qualche parte. Per andare dove devono andare. Finita la birra mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Rimango immobile per un pò, poi sento l'immancabile languore. Apro gli occhi e penso a cosa cucinare. Sono giorni in cui mangio sempre da solo e quelle, credetemi, sono le cucinate migliori. Come sempre accade. Un biscotto di grano con olio di frantoio, pomodori di Sicilia, basilico, finocchietto e pecorino. Una frittata alla Sannita, mozzarelline ripiene di verdurine di stagione tagliate a cubetti piccolissimi e fritte in poco olio. Fiori di zucca, insalata di frutta e verdura, melanzane grigliate con mentuccia, yogurt, fragole, ciliege, pesche, miele e cereali. Un sorso di amaro fatto in casa e passa la paura. Paura del dove e del quando, dell'andare, produrre, incontrare, poi ritornare e ricominciare. Quali sono e saranno le mie traiettorie? Una dolce paura accarezzata dallo stordimento di una giornata afosa passata in giro tra cose da fare, caffè con crema e telefonate. "Devo prendere le pellicole ci vediamo a Ottaviano, aperitivo alle 18 a San Lorenzo, una casa da vedere alle 17, ma poi ce la fai a venire?! C***o non ho tirato fuori i panni dalla lavatrice, ma domani vieni alla cena, cucini tu? Chiama la scuola dì che non vai alla riunione, no ma se torno prima ci passo un secondo. Ma quella del giornale l'hai più vista? Mamma, allora non torno ci vediamo a fine mese direttamente. La digitale in assistenza. Oh, ma chi era quella?! Non lo so! Questo caldo mi stressa, mi fa sudare, ho sempre voglia di entrare in un bar e sciacquarmi il viso. Stare qui dentro, in mezzo alle cose mi prende male. Dovrei anche cucinare qualcosa e scattare due foto. Il Maiale Ubriaco. Oramai ha preso forma dentro di me. Mi aspetto sempre di incontrarlo, magari la notte quando mi alzo per andare a bere. Svolto l'angolo e zac! mi si piantona davanti. Grosso e grasso, dritto sulle zampe anteriori. E ride, e mi guarda, e ride. "Mi avete creato voi, ora dovete seguire la mia traiettoria!" Oh no, o mio Dio. No ma è il caldo, il caldo che rimpalla sul cemento di questa strana città, un pò metropoli un pò paese mi sta dando le allucinazioni. Non ci posso restare qua dentro. Dentro alle strade a fare le cose, a telefonare, a sentirmi come Bukowski in quel racconto visionario che era "6 pollici". ... Era carina quella, ti ha salutato e vuoi dirmi che non la conosci? Ste ma dove vai? Oh? ... Vado alla mia finestra. Ho comprato la birra. Vado a casa, no non vengo alla cena, non esco stasera. E non mangio. Fino a prima di partire resto alla finestra. Ascolto un pò di musica e osservo le traiettorie. Traiettorie? Mi sa che il caldo ti ha dato alla testa!
Stefano Tripodi

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Pernice & patate novelle al forno + marmellata di more (the sunday roast)

Buon compleanno Stefano! Questo post é dedicato al mio compagno di avventure e amico di sempre nel giorno del suo compleanno (o meglio due giorni dopo). Il fatto é che io avevo preparato tutto con dovuto anticipo in modo da far coincidere ricetta e dedica annessa al fatidico giorno, ma come sempre i mille impegni mi hanno messo in crisi e inevitabilmente ficcato il bastone fra le ruote. Peró il pensiero c’é, che é poi quello che conta; insomma come si dice dalle nostre parti “pensamm ‘a salute”, tanti auguri amico mio! Una curiositá che mi piace raccontare: io e Stefano ci siamo conosciuti circa 10 anni fa e con il tempo interessi, passioni e sogni molto simili ci hanno sempre piú avvicinato; insomma un'amicizia rara e mai banale. Ma la cosa che mi ha sempre affascinato é che noi siamo nati a pochi giorni di distanza, nello stesso ospedale (una piccolo clinica privata) e che gli eventi negli anni ci hanno riavvicinato (vai a vedere, magari eravamo pure vicini di culla?!). Ecco un puro caso o no io credo sia uno delgi elementi che da tanto ci mantiene forti. Digressione fatta…passiamo avanti?
La ricetta di oggi come potrete notare non é un dolce, una torta di compleanno, ma uno di quei piatti che ti scaldano l'animo, uno di quelli che a lui, Stefano, piacciono un sacco. Qui in Inghilterra comincia a fare proprio freddo ed i piatti che hai voglia di mangiare sono proprio questi, caldi e saporiti, magari mentre te ne stai seduto davanti al camino del pub sotto casa a sorseggiare una buona birra artigianale. La ricetta é quella di una tipica domenica inglese, un Sunday roast che dalle mie parti é sopratutto a base di selvaggina. La scelta é ricaduta sulla pernice (rara in Italia), ma tranquilli, puó essere sostituita senza rimorso alcuno da un bel pollo ruspante (anche se col pollo ha poco a che vedere). Vi lascio le istruzioni e scappo...stasera mi tocca cucinare! A presto.

Ingredienti x2 persone

2 pernici
50 gr di guanciale
patate novelle (dieci a testa)
5-6 pastinache (oppure carote)
1 limone
2 spicchi d’aglio
1 rametto di timo
sale q.b
pepe q.b
bacche di ginepro

Riscaldare il forno a 190ºC. Strofinare la pernice con abbondante sale, pepe ed olio extravergine d’oliva e riempirne la cavitá con un limone fresco (tagliato a metá), timo e una paio di bacche di ginepro. Coprirne il petto con delle fettine di guanciale e lasciar riposare (in questo modo la carne assorbirá tutto il profumo di limone e spezie). Pulire patate e pastinache (queste ultime andranno tagliate grossolanamente) e farle cuocere in una pentola d’acqua bollente con l’aglio per una decina di minuti. Terminata la cottura scolare, lasciar raffreddare giusto un attimo e versare in una teglia da forno. Il tutto andrá salato e pepato, bagnato con un filo d’olio ed agitato per unire bene gli ingredienti. Al centro adagiare la pernice con una bella noce di burro e cuocere in forno per 30 minuti circa.
Portare in tavola e servire direttamente dalla teglia, aggiungendo alla carne un cucchiaio di marmellata di more.
Volendo sostituire la pernice con un pollo da 1.5 kg circa i tempi di cottura andranno raddoppiati. Il pollo andrá infornato per 45 minuti e le patate (ed appena un filo d’olio) aggiunte solo a questo punto per ulteriori 30 minuti.

Remo Morretta

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Tiramisù. Il profumo dell'estate & il marsala di Florio


Un post da maiale ubriaco!
Carissimi lettori, finalmente insieme io e voi a condividere qualche minuto, un post, dedicandoci una breve pausa dallo scorrere incessante della vita quotidiana. Due parole per raccontarci, per tramandare le gesta di un coraggioso maiale che ancora una volta rimette le mani in pasta ed io che timidamente faccio ritorno in cucina. L’estate è scoppiata. Una frase di circostanza che ho sentito chissà quante volte nelle ulime settimane, ma come non sottolineare la cosa visto che pure qui in Inghilterra sebbene il clima storicamente poco mediterraneo si raggiungano in questi giorni temperature da spiaggia. Gli inglesi ancora increduli vanno in giro con felpe e maglioni, i più coraggiosi osano un infradito o un decolleté, ma c’é confusione e titubanza sul da farsi, su come comportarsi in condizioni climatiche simili. Allora l’assalto alle città di mare, alla sabbiosa costa del Devon, mentre i ristoranti ostentano tavoli e ombrelloni all’aperto e in certi quartieri di Londra fra concerti e feste private sembra trovarsi fra le strade di São Paulo in Brasile. Pensavo a quanto fosse strano vivere in un posto del genere per uno come me, mi sento decisamente un pesce fuor d’acqua. Insomma, vista la situazione ho pensato di celebrare a modo mio l’arrivo della stagione estiva e in un caldo pomeriggio di Maggio, bicchiere di Marsala alla mano (trofeo di una memorabile visita alle Cantine Florio di cui vorrei parlarvi quanto prima) cimentarmi in un dolce fresco e cremoso, irresistibile. E’ vostro, leggetelo, assaporatelo e mangiatelo con gli occhi e tornati a casa stasera preparatelo (é questione di minuti)... il Tiramisù.

Ingredienti X 4 persone
2 uova
170 gr di mascarpone
80 gr di zucchero a velo
80 ml di panna per dolci
80 ml di caffè
80 ml di marsala (cantine Florio)
savoiardi (circa 10)
cacao amaro q.b.

Mescolare insieme i rossi d’uovo con lo zucchero a velo fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere il mascarpone, poi la panna montata, gli albumi pure montati a neve e unire il tutto con cura. A parte unire il marsala al caffè e lasciar raffreddare. A questo punto preparare il tiramisù’ alternando strati di crema ai savoiardi bagnati con lo sciroppo. Tenere in frigo per qualche ora o addirittura tutta la notte. Prima di servire spolverare con del cacao amaro.

Remo Morretta

Duca di Salaparuta
Via Vincenzo Florio, 1 91025 Marsala (TP)
www.cantineflorio.it

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Terra Madre in tutte le lingue del Mondo*


Vivere con meno sarà il nuovo rinascimento!
Questa frase campeggia da un po' nella mia testa. Da quando, l'8 maggio, è uscito nelle sale italiane Terra Madre di Ermanno Olmi. Starò attento. Perchè oggi con questi temi è facile cascare nella retorica. E' facile sempre impugnare una spada e deporla dietro l'angolo. Quando gli occhi di tutti non sono più in agguato. Mi faccio spettatore (è questo il caso), fatelo anche voi. Proviamo a capire. Inutile soffermarmi sulla questione cinematografica, troverete altrove ottimo materiale. Verò è però che il film beneficia di quel documentarismo "old school" che forse un po' tutti, specialmente i neofiti, farebbero bene a conoscere. Dopo uno sguardo su Terra Madre convegno, manifestazione, incontro, nella seconda parte del film si entra nell'astrazione del racconto di una Terra Madre Natura. Questo momento del racconto, un momento morale, è affidato a Franco Piavoli e ritrae il contadino Primo Gaburri alle prese col suo orto e col passare lento delle stagioni. Documentarismo puro, senza fronzoli. Il commento sonoro è il rumore assordante degli aerei che passano sulla testa di Gaburri intento ora a seminare, ora a raccogliere. La speranza, la vita, nelle immagini finali e negli occhi di un bimbo nelle braccia della madre sono una morale facile e comprensibile. Lucida. E mi sta bene, perchè nulla di più vero e profondo è nulla di più semplice. Perchè siamo bravi a complicare, ad aggiungere. Ma l'equilibrio sta tutto nella semplicità del sottrarre. Ed è la cosa più difficile. Così quella frase, vivere con meno. Eh già. A chi lo andiamo a spiegare? Da dove cominciamo? Vi racconto una cosa. In viale Montenero a Milano c'è un fruttivendolo la cui merce arriva a sfondare spesso il tetto dei 9 euro al chilo! Devo aggiungere altro? Qualcuno di voi avrà sicuramente letto l'inchiesta dell'Espresso (21 maggio 2009) in cui si analizzano le assurdità di un mercato ortofrutticolo italiano controllato dalle mafie. Già, perchè un pomodoro prodotto in Sicilia viene confezionato a Fondi per poi essere rivenduto in Sicilia percorrendo circa 1.600 km di viaggio per tornare alla base? Cosa vuol dire? Che la gente è abituata, assuefatta dalla nascita all'inquinamento e spende. E compra. La osservo bene la spesa delle persone dentro ai supermercati. Non importa se a Milano, Parigi o Roma. Il rapporto Uomo/Natura? Un libro, un film. Belli per carità. Ma non la realtà. Le persone nella sala dell'Anteo, storico cinema milanese, erano tutte un “ooooh” ed un “aaaah” alla vista di certe scene. Scene da documentario, infatti. Quello che vedevano non era troppo distante da un cartone della Disney o dalla fiction di turno su canale 5. E invece è quel ciclo, unico e della vita, del seme che nasce cresce e genera altro seme che piantato nasce e cresce e genera altro seme che rammenta già da se che basta davvero poco. Non è questo quello che dovrebbe rimanere? Io lo so che la difficoltà più grande è andarlo a raccontare a chi è nato, cresciuto e pasciuto in una determinata mentalità. Per cui – e divago – sei un uomo se hai lavoro, mezzi propri e potere. E' li che la scelta sembra una scelta, ecco l'imbroglio, l'inghippo. Ma è probabile che il tuo raggio di azione non sia più grande della casella in cui Twitter ti lascia libero di scrivere: what are you doing? Le trame fitte dei mercati e dell'economia viaggiano verso una direzione e così la morale sociale. Il ritorno dei contadini, altro buon auspicio in Terra Madre, sembra estremo ed impossibile. In realtà è un cammino faticoso che contempla l'interdipendenza di sguardi a quota zero e il lavoro delle macchine. Un cammino graduale e lento. Io ho timore per me stesso quando penso a tutte queste cose. Alle migliaia di parole, tendenze, scelte e soluzioni messe in campo. Il cibo è uno dei più grandi business. Così vicino all'uomo che lo ha fatto cultura e ha deciso di preservarlo. O di ucciderlo. Come si fa a scegliere? Come si fa a diradare nebbie e sciogliere nodi dentro questa temperie? Mentre nel febbraio 2008 nelle isole Svalbard (Norvegia) nasce la Banca mondiale dei semi, aziende mettono sul mercato il vino da fare in casa con le bustine (e c'è pure l'etichetta!), l'Unione Europea contempla la vendita di formaggi prodotti con cagliate, polveri e caseinati al posto del latte e tanto altro ancora. Capitalismo, ecocapitalismo. Che confusione! E pure sono convinto che quella frase che tanto mi frulla nella testa racchiuda una specie di antidoto. La verità è che siamo stanchi. E abbiamo paura. Ma nella semplicità della Natura forse possiamo scorgere buone indicazioni per tranquillizzarci. Non c'è Bio e non c'è glocal ne consumo consapevole e nessuna Ong se prima di tutto non concediamo a noi stessi un istante per guardare le cose. Perchè siamo un cane che si morde la coda. Il cane capitalista se smette di rincorrere le proprie natiche collassa. Così ritrovo un'ultima immagine del documentario di Olmi. Un'immagine edenica che può correre il rischio di essere letta solo in quanto tale e rimanere così lontana dalla realtà. Provo ad attualizzarla nella mia testa ogni volta. A coglierne il messaggio più concreto. Nel comune di Roncade, in Veneto, un uomo, per quarant'anni, ha coltivato un suolo nel quale si era ritirato da tutto e da tutti. Lo ha coltivato senza violarlo mai e la Natura non si è mai ribellata a lui. Perchè senza sfruttarla egli ha evitato di renderla sterile. Questo terreno ha lasciato una preziosissima eredità. Eredità che Petrini vuole trasformare nel primo presidio italiano Slowfood. Tutelare la Terra è tutelare noi stessi. Equilibrio è la parola magica?
"Il corpo obeso del bambino occidentale e lo scheletro di quello africano sono il prodotto dello stesso sistema alimentare, entrambi possono essere evitati." Vandana Shiva
foto: Mario Giacomelli/Paesaggi 1953-63
Stefano Tripodi


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Torta di farina gialla, pinoli e uvetta

Questa torta è adatta per chi, come me, non ama i "dolci troppo dolci" :D però è buonissima grazie al sapore dei pinoli e dell'uva passa..

Ingredienti
130 gr di farina bianca
130 gr di farina gialla (quella di mais per la polenta)
140 gr di burro
100/200 ml di vino bianco
120 gr di zucchero
2 uova
1/2 bustina di lievito
40 gr di uva passa ammorbidita in acqua
30 gr di pinoli
20 gr di pane grattuggiato

Procedimento
Sciogliere il burro in un pentolino e lasciarlo raffreddare.

Mescolare le due farine in una terrina insieme allo zucchero..

..uniamo il burro sciolto, il vino bianco, e amalgamare il composto lavorandolo con energia sino a renderlo spumoso (con lo sbattitore) e poi uniamo le uova, una alla volta, sbattendo con un mestolo di legno. Aggiungere l'uva passa, i pinoli e il lievito incorporandolo bene.

Ungere una tortiera del diametro di 24 cm circa con il burro, cospargerla con in pane grattuggiato (io questo procedimento l'ho scordato e ho messo della normale farina!), versare il composto e cuocere a 180° per 40 minuti circa.


Un gusto diverso dal solito ma ugualmente buono! :D
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Cremolata di fragole

Con il caldo di questi giorni, ci sta proprio bene!
Assomiglia alla granita ma è più succosa e cremosa, davvero buonissima e fresca, penso di farla presto anche con le pesche quando saranno di stagione ;-)
La ricetta l'ho vista su pan per focaccia ed è di Lydia.
Io ho fatto metà dose e ho diminuito lo zucchero e per i miei gusti era già dolce così, ognuno poi fa in base ai propri gusti; io non amo il dolce troppo dolce ;-) in giallo ho tascritto le dosi originali di Lydia!
Buonissima, provatela!!!!

Ingredienti:
500 g. fragole 1 kg di fragole nella ricetta originale
il succo di 1 arancia e 1/2 3 arance
il succo di 1 limone e 1/2 3 limoni
250 g. latte parzialmente scremato1/2 lt di latte
120 g. zucchero 400 gr

Pulire le fragole e schiacciarle con la forchetta o, come ho fatto io, con il minipimer al minimo, poi aggiungere il succo delle arance, dei limoni e mettere in frigo per un paio di ore.
Nel frattempo scaldare il latte con lo zucchero, senza farlo bollire, finchè lo zucchero si scioglie completamente, quindi far raffreddare.
Unire i 2 composti e mettere in freezer per 6 ore, oppure lo si può lasciare anche di più, basta ricordarsi di tirarlo fuori almeno un'ora prima di consumarlo, e mescolarlo continuamente.
La consistenza che si deve ottenere è tipo quella di una granita, solo è più cremosa!
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