martedì 28 aprile 2009

[Non chiamatela] Antropologia del dove, del quando & del caldo metropolitano!


Le antropologie ce le eravamo quasi scordate. 
Io per primo le avevo dimenticate, mettendo da parte una briciola sostanziosa del Maiale. In realtà, e sinceramente, mi appaiono ora come un modo volgare di raccontare altro oltre le ricette ed i luoghi ai quali siamo abituati da tempo. Dico volgare perchè quelli che furono tentativi maldestri di cimentarsi in un'antropologia sono ora, e suona pure meglio, racconti di vita con annesse riflessioni. Il Maiale mangia & beve, ingrassa e si sollazza.. ma prova anche a riflettere qualche volta. A pancia piena si intende. Dunque anche a Roma da qualche giorno il caldo afoso e l'immancabile venticello sono apparsi. Se ne accorgono le signore sui tram, le studentesse accalorate per strada e gli impiegati vestiti di tutto punto, giacca e cravatta, camicia a maniche lunghe e occhiali da sole. Io Roma sto per lasciarla. Una serie di impegni e la voglia di andare mi portano lontano. Lascio anche casa, che riprenderò a settembre/ottobre chissà in quale quartiere, municipio o borgata. Negli ultimi giorni passo volentieri le ore che precedono il buio alla finestra. Una birra gelata a farmi compagnia e i miei occhi puntati sulla piazza. Dalla mia postazione privilegiata osservo le persone nel caotico e rumoroso atto dello spostarsi. Un amico non amico mi parlava di traiettorie. Una notte sulla Casilina, dall'ultimo piano di un palazzetto, provò a spiegarmi la sua teoria. Una teoria contemplativa, che non tentava per forza di giungere a una conclusione. Quando sto quassù, mi diceva, osservo la gente muoversi e traccio per ognuno la sua traiettoria. Immagino flussi di linee che compongono un mosaico di vite, fatti e accadimenti. Spesso, ovvio, queste si mescolano, si intrecciano e a me pare quasi che le vite di quello o quell'altro possano scontrarsi, congiungersi, arrotolarsi insieme. Sarà stata l'ebbrezza ma a me piacque quella teoria, questo modo di partecipare alla vita senza parteciparvi. Un osservatorio del resto ha sempre il privilegio di lasciare spazio alla fantasia. Così io butto i miei occhi sulla piazza, sul sole che cala, sui wine bar che si riempiono, sul venticello che ritorna, sulla mia birra e su tutta la mia immaginazione. Mi faccio domande senza attendere risposte. Metto su un pò di musica e lascio spazio alla testa. Dove andrà quella ragazza con la gonna bianca, che giornata avrà avuto, chi ama, che pensa, cosa mangia. E quel signore anziano che a stento riesce a trascinare la busta che porta con se? Tutto mi appare così delicato. Leggero e irresistibile. Il mondo, o parte di esso, si muove ai miei piedi. Poco al di sotto di essi. Ed è uno scomporsi di suoni, di teste e silouette, di macchie di colore sul fondo grigio dell'asfalto. Tra i semafori e i tram, il bar Regina e quei due buffi ometti bianchi. Centinaia di teste si muovono per andare da qualche parte. Per andare dove devono andare. Finita la birra mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Rimango immobile per un pò, poi sento l'immancabile languore. Apro gli occhi e penso a cosa cucinare. Sono giorni in cui mangio sempre da solo e quelle, credetemi, sono le cucinate migliori. Come sempre accade. Un biscotto di grano con olio di frantoio, pomodori di Sicilia, basilico, finocchietto e pecorino. Una frittata alla Sannita, mozzarelline ripiene di verdurine di stagione tagliate a cubetti piccolissimi e fritte in poco olio. Fiori di zucca, insalata di frutta e verdura, melanzane grigliate con mentuccia, yogurt, fragole, ciliege, pesche, miele e cereali. Un sorso di amaro fatto in casa e passa la paura. Paura del dove e del quando, dell'andare, produrre, incontrare, poi ritornare e ricominciare. Quali sono e saranno le mie traiettorie? Una dolce paura accarezzata dallo stordimento di una giornata afosa passata in giro tra cose da fare, caffè con crema e telefonate. "Devo prendere le pellicole ci vediamo a Ottaviano, aperitivo alle 18 a San Lorenzo, una casa da vedere alle 17, ma poi ce la fai a venire?! C***o non ho tirato fuori i panni dalla lavatrice, ma domani vieni alla cena, cucini tu? Chiama la scuola dì che non vai alla riunione, no ma se torno prima ci passo un secondo. Ma quella del giornale l'hai più vista? Mamma, allora non torno ci vediamo a fine mese direttamente. La digitale in assistenza. Oh, ma chi era quella?! Non lo so! Questo caldo mi stressa, mi fa sudare, ho sempre voglia di entrare in un bar e sciacquarmi il viso. Stare qui dentro, in mezzo alle cose mi prende male. Dovrei anche cucinare qualcosa e scattare due foto. Il Maiale Ubriaco. Oramai ha preso forma dentro di me. Mi aspetto sempre di incontrarlo, magari la notte quando mi alzo per andare a bere. Svolto l'angolo e zac! mi si piantona davanti. Grosso e grasso, dritto sulle zampe anteriori. E ride, e mi guarda, e ride. "Mi avete creato voi, ora dovete seguire la mia traiettoria!" Oh no, o mio Dio. No ma è il caldo, il caldo che rimpalla sul cemento di questa strana città, un pò metropoli un pò paese mi sta dando le allucinazioni. Non ci posso restare qua dentro. Dentro alle strade a fare le cose, a telefonare, a sentirmi come Bukowski in quel racconto visionario che era "6 pollici". ... Era carina quella, ti ha salutato e vuoi dirmi che non la conosci? Ste ma dove vai? Oh? ... Vado alla mia finestra. Ho comprato la birra. Vado a casa, no non vengo alla cena, non esco stasera. E non mangio. Fino a prima di partire resto alla finestra. Ascolto un pò di musica e osservo le traiettorie. Traiettorie? Mi sa che il caldo ti ha dato alla testa!
Stefano Tripodi

FONTE

Pernice & patate novelle al forno + marmellata di more (the sunday roast)

Buon compleanno Stefano! Questo post é dedicato al mio compagno di avventure e amico di sempre nel giorno del suo compleanno (o meglio due giorni dopo). Il fatto é che io avevo preparato tutto con dovuto anticipo in modo da far coincidere ricetta e dedica annessa al fatidico giorno, ma come sempre i mille impegni mi hanno messo in crisi e inevitabilmente ficcato il bastone fra le ruote. Peró il pensiero c’é, che é poi quello che conta; insomma come si dice dalle nostre parti “pensamm ‘a salute”, tanti auguri amico mio! Una curiositá che mi piace raccontare: io e Stefano ci siamo conosciuti circa 10 anni fa e con il tempo interessi, passioni e sogni molto simili ci hanno sempre piú avvicinato; insomma un'amicizia rara e mai banale. Ma la cosa che mi ha sempre affascinato é che noi siamo nati a pochi giorni di distanza, nello stesso ospedale (una piccolo clinica privata) e che gli eventi negli anni ci hanno riavvicinato (vai a vedere, magari eravamo pure vicini di culla?!). Ecco un puro caso o no io credo sia uno delgi elementi che da tanto ci mantiene forti. Digressione fatta…passiamo avanti?
La ricetta di oggi come potrete notare non é un dolce, una torta di compleanno, ma uno di quei piatti che ti scaldano l'animo, uno di quelli che a lui, Stefano, piacciono un sacco. Qui in Inghilterra comincia a fare proprio freddo ed i piatti che hai voglia di mangiare sono proprio questi, caldi e saporiti, magari mentre te ne stai seduto davanti al camino del pub sotto casa a sorseggiare una buona birra artigianale. La ricetta é quella di una tipica domenica inglese, un Sunday roast che dalle mie parti é sopratutto a base di selvaggina. La scelta é ricaduta sulla pernice (rara in Italia), ma tranquilli, puó essere sostituita senza rimorso alcuno da un bel pollo ruspante (anche se col pollo ha poco a che vedere). Vi lascio le istruzioni e scappo...stasera mi tocca cucinare! A presto.

Ingredienti x2 persone

2 pernici
50 gr di guanciale
patate novelle (dieci a testa)
5-6 pastinache (oppure carote)
1 limone
2 spicchi d’aglio
1 rametto di timo
sale q.b
pepe q.b
bacche di ginepro

Riscaldare il forno a 190ºC. Strofinare la pernice con abbondante sale, pepe ed olio extravergine d’oliva e riempirne la cavitá con un limone fresco (tagliato a metá), timo e una paio di bacche di ginepro. Coprirne il petto con delle fettine di guanciale e lasciar riposare (in questo modo la carne assorbirá tutto il profumo di limone e spezie). Pulire patate e pastinache (queste ultime andranno tagliate grossolanamente) e farle cuocere in una pentola d’acqua bollente con l’aglio per una decina di minuti. Terminata la cottura scolare, lasciar raffreddare giusto un attimo e versare in una teglia da forno. Il tutto andrá salato e pepato, bagnato con un filo d’olio ed agitato per unire bene gli ingredienti. Al centro adagiare la pernice con una bella noce di burro e cuocere in forno per 30 minuti circa.
Portare in tavola e servire direttamente dalla teglia, aggiungendo alla carne un cucchiaio di marmellata di more.
Volendo sostituire la pernice con un pollo da 1.5 kg circa i tempi di cottura andranno raddoppiati. Il pollo andrá infornato per 45 minuti e le patate (ed appena un filo d’olio) aggiunte solo a questo punto per ulteriori 30 minuti.

Remo Morretta

FONTE

La non/Antropologia delle città [part. II?]

E' qualche mese che il Maiale si interroga su 2 delle città + influenti (?) d'Italia. Milano & Roma, i 2 poli, i 2 centri di interesse. La prima proiettata verso l'innovazione attraverso l'architettura e il design, l'altra ancora legata alla tradizione, al centro storico, al turismo per la storia che fu. Dai miei ultimi pellegrinaggi, un pò qui un pò li, ho iniziato a tirar fuori alcune considerazioni e/o comparazioni tenendo conto di una serie di cose. Prima su tutte la qualità della vita. Perchè, come qualcuno ha detto, una città funziona se hai la sensazione di averla in pugno. E questo primato va chiaramente tutto a Milano. Abito al Pigneto a Roma da ottobre ma la sensazione che si ha del centro è che sia lontano 1000 miglia. Quando esco a Roma, dico sempre, so quando metto il naso fuori di casa ma non so mai quando torno. Difficile gestire il proprio percorso. Credo che gli stranieri quando arrivano a Roma, a cominciare dall'aereoporto, vengano colti da serio panico. Per fortuna loro hanno più senso dell'umorismo [o forse sono semplicemente più rilassati] e se la ridono ad ogni intoppo credendolo parte dello spettacolo. A Milano giro in bici, ne ho comprata una di quelle snelle, colle ruote sottili e bella alta. La mattina vado al mercato di zona a far la spesa, mi sposto comodamente in centro e quando uso i mezzi pubblici so sempre quando, dove e perchè. E se non so non devo affannarmi, a breve qualcosa mi dirà dove e come. Sul mercato il primato va alla Capitale, senza ombra di dubbio. Ne ho girati parecchi di milanesi e romani. Ma no, mi spiace, a Milano non ci siamo proprio. A Roma trovo più attenzione alla stagionalità, più offerta sulla verdura e frutta nostrane e soprattutto prodotti che arrivano da al massimo 50 km. I prezzi sono chiaramente più vantaggiosi, abbordabili e giusti. Mi hanno detto che a Milano potrei provare con l'Ortomercato. L'idea è di prendere casse di frutta e ortaggi e magari dividerle con qualche amico. Ovvio che la scala cui mi rapporto è quella del quartiere. La possibilità, quindi, che può avere una persona di comprare (i parametri sono sempre rapporto qualità/prezzo e varietà dell'offerta) rimanendo nel proprio abitato o spostandosi poco più in la. Quartieri come il Pigneto hanno il pregio di risentire ancora del profumo di borgata. Piccolo paese la cui temporalità è scandita dal campanile della chiesa. Isola felice circondate dalla temibile Casilina a sud e dalla Prenestina a nord con la sua splendida soprelevata. Quella che entra nelle case della gente. Su Paesaggio Urbano di maggio 2008 c'è una serie di interventi circa l'abitare Roma. Mi colpisce l'introduzione di un'indagine che si intitola Borderline Metropolis: l'immagine che Roma ha di se stessa è quella di una perenne e irrimediabile instabilità [...] condizione che attraversa in modo trasversale un largo spettro di caratteristiche che vanno dal Sublime al Desolato. In un convegno durante i giorni del MiArt a Milano ho ascoltato con attenzione l'intervento dello chef Davide Oldani, allievo di Gualtiero Marchesi, Albert Roux, Alain Ducasse, Pierre Hermè. Formatosi fuori casa per imparare la tecnica attraverso la quale, ha detto, è possibile tirar fuori al meglio le qualità di ogni prodotto, Oldani è rientrato in patria [San Pietro all’Olmo/Cornaredo- MI] con l'intenzione di reinventare la tradizione, un pò monotona, delle sue zone a nord dello stivale. La tendenza della cucina lombarda è sempre stata, negli anni passati, quella di utilizzare grassi superflui senza riuscire così a valorizzare il sapore dell'ingrediente predominante. La soluzione, ad esempio, di un buon risotto allo zafferano cotto solo con dell'acqua [modalità di cottura per i risotti contemplata anche dal Maiale] permette di rilanciare gusto e sapori lasciandoli intatti. Oldani si è soffermato anche sul concetto di stagionalità. Se nelle grandi metropoli europee (Londra e Parigi in primis) il discorso di avere il prodotto tutto l'anno è sicuramente legato a questioni di business, in Italia, complice il clima e perciò una maggiore disponibilità e varietà di prodotti, la stagionalità assume un carattere fondante della cucina. Dieta Mediterranea. Ma di ciò, credo, ne abbiamo straparlato. Quello che alla fine è stato interessante ascoltare - per ritornare a bomba, come si diceva una volta - riguarda il concetto di sistema. In altre città d'Europa e del mondo lo sviluppo della comunicazione, della gestione dei flussi e soprattutto dell'offerta è condotto secondo un sistema di reti. Interdipendenza. Il cittadino come il visitatore hanno la sensazione di non sentirsi mai soli. Di trovare qualità e sostenibilità. Di essere guidati nei loro percorsi. La città al servizio di chi la vive. Milano, si diceva al convegno, guarda a città come New York o Los Angeles. Ma attenzione: ricordiamoci sempre d'essere in Italia. Il che significa che è giusto quanto logico importare le idee e gli spunti, ma è importante tararli alla fattibilità delle città italiane che fanno chiaramente i conti con altri problemi, altra storia, altro passato. A Milano, tornando al gusto, faccio fatica a trovare una buona cucina a portata di mano. Conviene forse - blasoni a parte - fare un giro in Brianza anche per scoprire prodotti locali coltivati da chi li offre. Di recente infatti oltre Monza ho trovato in una fiera di paese degli stand agricoli molto interessanti. Verdure e formaggi davvero ottimi. Dal produttore al consumatore. Difficile fare pro e contro. Sono pensieri, pensieri sparsi guardando oggi un cielo domani un altro. Dove i miei landmarks passano dalla Torre Velasca al Cupolone. Quello che è interessante e che ha dato spunto a queste riflessioni è il pensiero di cosa mi mancherebbe se fossi in una città piuttosto che nell'altra. Ora posso dirvi: volete sapere di che puzza profuma Roma? Guardate tutto d'un fiato Roma di Fellini o Brutti, sporchi e cattivi di Scola. E Milano? .. non lo so ancora. Ma lo scoprirò presto. Abientot!

Stefano Tripodi
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Il croissant francese della Regina dei lievitati

Sicuramente anche voi avrete il classico "chiodo fisso" cioè quella preparazione che volete provare ma di cui avete paura.....vi gira sempre in testa, leggete centinaia e centinaia di ricette e consigli a riguardo ma non trovate mai la forza di prendere il coraggio a due mani e buttarvi......io questa fissa c'è l'ho ormai da anni per i croissant....ed il coraggio l'ho afferrato con entrambe le mani quando ho incrociato sul mio cammino queste meraviglie della Regina dei lievitati.....certo Paoletta, chi altro se no???? Un po' di farina e del lievito nelle sue mani si trasformano immediatamente in qualcosa di sublime......per gli occhi e per il palato!

Quindi per il mio secondo "plagio" con cui partecipo al meme della Trattoria MuVara


mi sono lanciata a capofitto nella realizzazione di questo strepitosi croissant!


Per la ricetta vi rimando direttamente da Paoletta.....qui trovate il procedimento passo passo, con tanto di fotografie dei vari passaggi....sbagliare è impossibile!


Le mie conclusioni e modesti suggerimenti:
- questi croissant sono STRATOSFERICI, morbidi, profumati, non particolarmente dolci, quindi adattissimi anche per essere farciti con marmellata o nutella senza diventare stucchevoli.

- io per i giri ho usato 250 gr di burro (come suggerito da Paoletta) e sono venuti benissimo

- sembrerà un'informazione ovvia ma per me non lo è: per la realizzazione di questi croissanti ci vogliono 12 ore abbondanti...io nonostante avessi letto e riletto la ricetta, nel momento in cui ho calcolato il tempo necessario mi sono completamente dimenticata delle ultime ore per la lievitazione del cornetto formato......quindi ieri sera alle 11 stavo ancora sfornando croissant.....

- quando li mettete sulla teglia per l'ultima lievitazione teneteli ben distanziati perchè lieviteranno molto....io ne ho posizioni 3 per teglia!

- la prossima volta li farò un pochino più piccoli: li ho fatti con la base da 10 cm ma sono decisamente troppo grossi.....vengono fuori delle "brioscione enormi".....non che faccia fatica a mangiarne uno intero.....io ne mangerei anche due.....ma vista la quantità di burro preferisco non esagerare!

Grazie Paoletta di aver realizzato questo mio sogno!!!!

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Crostata di fragole

Questo post ho iniziato a prepararlo la scorsa settimana perchè doveva essere la terza ricetta con cui partecipare alla raccolta dei MuVara, ma purtroppo cause di forza maggiore mi hanno impedito di portarlo a termine.......e la raccolta è terminata il 25!
Comunque vi voglio ugualmente "illustrare" questa torta.....non perchè sia qualcosa di particolare, in fondo è una semplicissima crostata alle fragole ma per la FANTASTICA crema pasticciera con cui è preparata.
La ricetta della crema è dell'infallibile Tuki....lei la descrive così "A grande richiesta vi posto la ricetta della mia crema pasticciera ultra vellutata, quella classica che non tradisce mai (a patto che gli ingredienti siano di qualità eccellente) e si presta benissimo per farcire torte, brioches, choux e, visto che siamo in tema, frittelle" ......ha assolutamente ragione....questa crema ha una consistenza voluttuosa, morbida, avvolgente....il top per me???? Gustarsela direttamente con il cucchiaino!!!!!!!
Per una crostata del diametro di 28 cm
400 gr. di frolla: ho usato la ricetta che, insieme a quella di Adriano, è in assoluto la mia preferita, cioè quella del Corso di Pasticceria della Scuola della Cucina Italiana.
Ho apportato solo una modifica: ho aggiunto una puntina di lievito per rendere la pasta più morbida e alta.
Per la crema pasticciera

Ingredienti
500 g di latte intero fresco
1 baccello di vaniglia o la scorza di mezzo limone
100 g di tuorli (circa 4) a temperatura ambiente
120 g di zucchero
40 g di maizena
40 g di burro a temperatura ambiente
Versare il latte in un pentolino, aggiungervi il baccello di vaniglia tagliato a metà nel senso della lunghezza o la scorza di limone (solo la parte gialla) e portare a bollore; togliere la pentola dal fuoco e lasciare in infusione per almeno 30 minuti, in modo che la vaniglia o la scorza di limone rilascino tutto il loro aroma, filtrare il tutto in una pentola pulita. Lavorare i tuorli con lo zucchero senza montare il composto, sarebbe inutile e controproducente, unire la maizena setacciata e amalgamare il tutto con cura. Rimettere il latte sul fuoco e, prima che raggiunga il bollore, toglierlo dal fuoco ed incominciare a versarlo quasi a filo nel composto di tuorli mescolando velocemente e senza sosta in modo da temperare le uova; quando la metà (circa) del latte è stato versato, è possibile versare tutto il composto contenente i tuorli nel pentolino, assieme al latte rimasto (sempre mescolando!). Rimettere la pentola sul fuoco molto dolce e, mescolando di continuo con una spatola, portare a cottura la crema senza smettere di mescolare fino a quando non raggiungerà la giusta consistenza (se avete il termometro, la temperatura deve raggiungere gli 82°C). Una volta cotta versarla subito in un recipiente di vetro e dare una mescolata in modo da far scendere velocemente la temperatura (altrimenti continua a cuocere), dopo 5 minuti circa (quando la temperatura sarà vicina ai 50°C) unire il burro a pezzetti e mescolare velocemente in modo da permettere al burro di sciogliersi a contatto con la crema. Lasciar intiepidire la crema avendo cura di mescolarla di tanto in tanto, mettere della pellicola a contatto (in modo da evitare la formazione di una fastidiosa pellicina sulla crema) e far raffreddare in frigo o a temperatura ambiente, a seconda dell'utilizzo. Consumare nel giro di un giorno.
Per completare:
2 cestini di fragole
gelatina o marmellata di albicocche per lucidare
Stendere la frolla, bucherellare delicatamente la pasta con una forchetta, coprirla con fagioli o pasta per non farla gonfiare in cottura e far cuocere a 180° per circa 25 minuti (dev'essere ben cotta ma ancora morbida al tatto....raffreddando si assesterà da sola)
Nel frattempo preparare la crema.
Posizionare il guscio di frolla sul piatto da portata, riempire con la crema e llivellare bene. Sistemare ben in ordine le fragole tagliate a fettine sottili. Preparare la gelatina (ho usato il Tortagel della Pane degli Angeli) come indicato sulla confezione e lucidare bene la frutta.
Se usate la marmellata scaldatela con poca acqua per renderla più fluida, passatela al setaccio quindi lucidate la frutta.
Porre in frigo qualche ora prima di servire.
Le due foto sotto non sono bellissime ma secondo me rendono perfettamente l'idea di quanto sia morbida e vellutata questa crema: è talmente morbida che nel tagliare le fette la frutta slitta a contatto con la lama rendendo le fette non proprio bellissime da presentare ma ASSSSSOLUTAMENTE uniche da mangiare!

Grazie Tuki!!

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Zuppa cremosa di ceci e carote

Le zuppe e tutte le minestre con una consistenza densa e cremosa sono, per me, estremamente rassicuranti: ricadono nei classici “confort food”.
E anche se ormai siamo in primavera, le serate uggiose, umide e piovviginose urgono di un piatto caldo e accogliente.
E comunque sono ottime anche mangiate tiepide e riscaldate il giorno dopo. Ma chi è [...]
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L’acquolina in bocca, come mai ci viene?

Acquolina in bocca davanti ad un piatto molto invitante…. vi è già successo? Bè, spero proprio di si. Ci avrete pensato spesso come può accadere tutto ciò nel nostro corpo, o meglio, nella nostra bocca.
E’ molto semplice, succede tutto in pochissimi secondi, causa una serie di reazioni, la salivazione nella nostra bocca aumenta, preparandosi così [...]
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Torta al cioccolato

La torta che da sempre viene preparata nella mia famiglia per le feste di compleanno! In genere viene tagliata a metà e farcita con mascarpone e scaglie di cioccolato fondente. Questa l’ho preparata per il compleanno di un amico che si è sempre dimostrato disponibile ogni volta che avevo un problema con quella macchina infernale [...]
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Biscotti ai pistacchi e cioccolato bianco

Innanzitutto vorrei chiedere scusa perchè in questo periodo sono un po' "latitante", e poi vorrei ringraziare tutte voi, per essere comunque sempre presenti :-)
Io di solito riesco a collegarmi la sera, ma in quest'ultimo periodo,( sarà la primavera!!!!), crollo sul divano, e se mi metto al pc, non riesco a capire nulla di quello che leggo o faccio:-(( spero passi in fretta questo periodo di stanchezza!
Ma ora passiamo alla ricetta di questi biscottini.
Sono dei biscotti semplici e veloci da fare, ma molto profumati con l'aroma alla vaniglia ed il cioccolato bianco, che abbinato ai pistacchi rendono questi biscotti davvero golosi ;-)
La parte più antipatica e che richiede più tempo è la spellatura dei pistacchi, ma poi si fanno veramente in pochi minuti.
La prossima volta li vorrei provare con il cioccolato fondente (avanzi d'uovo) e le nocciole, devono essere altrettanto buoni!
La ricetta l'ha postata Rò su coquinaria

Ingredienti:
1 uovo
100 g olio di riso oppure semi
50 g zucchero semolato (100 nella ricetta originale)
50 g zucchero di canna
1 cucchiaio di estratto di vaniglia
100 g pistacchi tritati
180 g farina
1 cucchiaino raso di lievito per dolci
100 g cioccolato bianco a pezzetti

Spellare i pistacchi, facendoli bollire per 1-2 minuti, per spellarli con più facilità, poi farli tostare per 2-3 minuti nel microonde sul piatto crisp oppure in padella.
Mescolare in una ciotola con un cucchiaio di legno tutti gli ingredienti seguendo l' ordine in cui sono elencati, fino ad ottenere un composto ben amalgamato, quindi con l'aiuto di un cucchiaio, formare delle palline grandi come una noce,( per aiutarsi nella formarazione delle palline, è meglio bagnare leggermente le mani).
Disporle su una teglia coperta di carta da forno, lasciando un po' di spazio tra un biscotto e l'altro, perchè in cottura si allargano.
Infornare a 180° e cuocere per10-15 minuti fino a quando i bordi si colorano leggermente. L'interno dev'essere ancora un po' morbido, perchè una volta raffreddati si solidificano.
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sabato 18 aprile 2009

Pomodorini ciliegia a lunga cottura

Ecco, questa non è certo una ricetta che si può realizzare all’ultimo minuto!
Ma la sua golosità, la sua versatilità e la sua esecuzione sono di una semplicità disarmante.
Il risultato sono dei pomodorini quasi caramellati, con una crosticina croccante e saporita che potranno essere utilizzati per dei crostini, per condire un primo o da mangiare come [...]
FONTE

[Non chiamatela] Antropologia del dove, del quando & del caldo metropolitano!


Le antropologie ce le eravamo quasi scordate. 
Io per primo le avevo dimenticate, mettendo da parte una briciola sostanziosa del Maiale. In realtà, e sinceramente, mi appaiono ora come un modo volgare di raccontare altro oltre le ricette ed i luoghi ai quali siamo abituati da tempo. Dico volgare perchè quelli che furono tentativi maldestri di cimentarsi in un'antropologia sono ora, e suona pure meglio, racconti di vita con annesse riflessioni. Il Maiale mangia & beve, ingrassa e si sollazza.. ma prova anche a riflettere qualche volta. A pancia piena si intende. Dunque anche a Roma da qualche giorno il caldo afoso e l'immancabile venticello sono apparsi. Se ne accorgono le signore sui tram, le studentesse accalorate per strada e gli impiegati vestiti di tutto punto, giacca e cravatta, camicia a maniche lunghe e occhiali da sole. Io Roma sto per lasciarla. Una serie di impegni e la voglia di andare mi portano lontano. Lascio anche casa, che riprenderò a settembre/ottobre chissà in quale quartiere, municipio o borgata. Negli ultimi giorni passo volentieri le ore che precedono il buio alla finestra. Una birra gelata a farmi compagnia e i miei occhi puntati sulla piazza. Dalla mia postazione privilegiata osservo le persone nel caotico e rumoroso atto dello spostarsi. Un amico non amico mi parlava di traiettorie. Una notte sulla Casilina, dall'ultimo piano di un palazzetto, provò a spiegarmi la sua teoria. Una teoria contemplativa, che non tentava per forza di giungere a una conclusione. Quando sto quassù, mi diceva, osservo la gente muoversi e traccio per ognuno la sua traiettoria. Immagino flussi di linee che compongono un mosaico di vite, fatti e accadimenti. Spesso, ovvio, queste si mescolano, si intrecciano e a me pare quasi che le vite di quello o quell'altro possano scontrarsi, congiungersi, arrotolarsi insieme. Sarà stata l'ebbrezza ma a me piacque quella teoria, questo modo di partecipare alla vita senza parteciparvi. Un osservatorio del resto ha sempre il privilegio di lasciare spazio alla fantasia. Così io butto i miei occhi sulla piazza, sul sole che cala, sui wine bar che si riempiono, sul venticello che ritorna, sulla mia birra e su tutta la mia immaginazione. Mi faccio domande senza attendere risposte. Metto su un pò di musica e lascio spazio alla testa. Dove andrà quella ragazza con la gonna bianca, che giornata avrà avuto, chi ama, che pensa, cosa mangia. E quel signore anziano che a stento riesce a trascinare la busta che porta con se? Tutto mi appare così delicato. Leggero e irresistibile. Il mondo, o parte di esso, si muove ai miei piedi. Poco al di sotto di essi. Ed è uno scomporsi di suoni, di teste e silouette, di macchie di colore sul fondo grigio dell'asfalto. Tra i semafori e i tram, il bar Regina e quei due buffi ometti bianchi. Centinaia di teste si muovono per andare da qualche parte. Per andare dove devono andare. Finita la birra mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Rimango immobile per un pò, poi sento l'immancabile languore. Apro gli occhi e penso a cosa cucinare. Sono giorni in cui mangio sempre da solo e quelle, credetemi, sono le cucinate migliori. Come sempre accade. Un biscotto di grano con olio di frantoio, pomodori di Sicilia, basilico, finocchietto e pecorino. Una frittata alla Sannita, mozzarelline ripiene di verdurine di stagione tagliate a cubetti piccolissimi e fritte in poco olio. Fiori di zucca, insalata di frutta e verdura, melanzane grigliate con mentuccia, yogurt, fragole, ciliege, pesche, miele e cereali. Un sorso di amaro fatto in casa e passa la paura. Paura del dove e del quando, dell'andare, produrre, incontrare, poi ritornare e ricominciare. Quali sono e saranno le mie traiettorie? Una dolce paura accarezzata dallo stordimento di una giornata afosa passata in giro tra cose da fare, caffè con crema e telefonate. "Devo prendere le pellicole ci vediamo a Ottaviano, aperitivo alle 18 a San Lorenzo, una casa da vedere alle 17, ma poi ce la fai a venire?! C***o non ho tirato fuori i panni dalla lavatrice, ma domani vieni alla cena, cucini tu? Chiama la scuola dì che non vai alla riunione, no ma se torno prima ci passo un secondo. Ma quella del giornale l'hai più vista? Mamma, allora non torno ci vediamo a fine mese direttamente. La digitale in assistenza. Oh, ma chi era quella?! Non lo so! Questo caldo mi stressa, mi fa sudare, ho sempre voglia di entrare in un bar e sciacquarmi il viso. Stare qui dentro, in mezzo alle cose mi prende male. Dovrei anche cucinare qualcosa e scattare due foto. Il Maiale Ubriaco. Oramai ha preso forma dentro di me. Mi aspetto sempre di incontrarlo, magari la notte quando mi alzo per andare a bere. Svolto l'angolo e zac! mi si piantona davanti. Grosso e grasso, dritto sulle zampe anteriori. E ride, e mi guarda, e ride. "Mi avete creato voi, ora dovete seguire la mia traiettoria!" Oh no, o mio Dio. No ma è il caldo, il caldo che rimpalla sul cemento di questa strana città, un pò metropoli un pò paese mi sta dando le allucinazioni. Non ci posso restare qua dentro. Dentro alle strade a fare le cose, a telefonare, a sentirmi come Bukowski in quel racconto visionario che era "6 pollici". ... Era carina quella, ti ha salutato e vuoi dirmi che non la conosci? Ste ma dove vai? Oh? ... Vado alla mia finestra. Ho comprato la birra. Vado a casa, no non vengo alla cena, non esco stasera. E non mangio. Fino a prima di partire resto alla finestra. Ascolto un pò di musica e osservo le traiettorie. Traiettorie? Mi sa che il caldo ti ha dato alla testa!
Stefano Tripodi

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Pernice & patate novelle al forno + marmellata di more (the sunday roast)

Buon compleanno Stefano! Questo post é dedicato al mio compagno di avventure e amico di sempre nel giorno del suo compleanno (o meglio due giorni dopo). Il fatto é che io avevo preparato tutto con dovuto anticipo in modo da far coincidere ricetta e dedica annessa al fatidico giorno, ma come sempre i mille impegni mi hanno messo in crisi e inevitabilmente ficcato il bastone fra le ruote. Peró il pensiero c’é, che é poi quello che conta; insomma come si dice dalle nostre parti “pensamm ‘a salute”, tanti auguri amico mio! Una curiositá che mi piace raccontare: io e Stefano ci siamo conosciuti circa 10 anni fa e con il tempo interessi, passioni e sogni molto simili ci hanno sempre piú avvicinato; insomma un'amicizia rara e mai banale. Ma la cosa che mi ha sempre affascinato é che noi siamo nati a pochi giorni di distanza, nello stesso ospedale (una piccolo clinica privata) e che gli eventi negli anni ci hanno riavvicinato (vai a vedere, magari eravamo pure vicini di culla?!). Ecco un puro caso o no io credo sia uno delgi elementi che da tanto ci mantiene forti. Digressione fatta…passiamo avanti?
La ricetta di oggi come potrete notare non é un dolce, una torta di compleanno, ma uno di quei piatti che ti scaldano l'animo, uno di quelli che a lui, Stefano, piacciono un sacco. Qui in Inghilterra comincia a fare proprio freddo ed i piatti che hai voglia di mangiare sono proprio questi, caldi e saporiti, magari mentre te ne stai seduto davanti al camino del pub sotto casa a sorseggiare una buona birra artigianale. La ricetta é quella di una tipica domenica inglese, un Sunday roast che dalle mie parti é sopratutto a base di selvaggina. La scelta é ricaduta sulla pernice (rara in Italia), ma tranquilli, puó essere sostituita senza rimorso alcuno da un bel pollo ruspante (anche se col pollo ha poco a che vedere). Vi lascio le istruzioni e scappo...stasera mi tocca cucinare! A presto.

Ingredienti x2 persone

2 pernici
50 gr di guanciale
patate novelle (dieci a testa)
5-6 pastinache (oppure carote)
1 limone
2 spicchi d’aglio
1 rametto di timo
sale q.b
pepe q.b
bacche di ginepro

Riscaldare il forno a 190ºC. Strofinare la pernice con abbondante sale, pepe ed olio extravergine d’oliva e riempirne la cavitá con un limone fresco (tagliato a metá), timo e una paio di bacche di ginepro. Coprirne il petto con delle fettine di guanciale e lasciar riposare (in questo modo la carne assorbirá tutto il profumo di limone e spezie). Pulire patate e pastinache (queste ultime andranno tagliate grossolanamente) e farle cuocere in una pentola d’acqua bollente con l’aglio per una decina di minuti. Terminata la cottura scolare, lasciar raffreddare giusto un attimo e versare in una teglia da forno. Il tutto andrá salato e pepato, bagnato con un filo d’olio ed agitato per unire bene gli ingredienti. Al centro adagiare la pernice con una bella noce di burro e cuocere in forno per 30 minuti circa.
Portare in tavola e servire direttamente dalla teglia, aggiungendo alla carne un cucchiaio di marmellata di more.
Volendo sostituire la pernice con un pollo da 1.5 kg circa i tempi di cottura andranno raddoppiati. Il pollo andrá infornato per 45 minuti e le patate (ed appena un filo d’olio) aggiunte solo a questo punto per ulteriori 30 minuti.

Remo Morretta

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Pan brioche leggero per MDP

Questo è pan brioche è un pane adatto per accompagnare la colazione o la merenda, (magari con la marmellata o la cioccolata ;-) , rispetto ad altri pan brioche, come questo, per esempio, è meno carico di burro e uova, quindi sicuramente più leggero; anche se molto gradevole, a noi è piaciuto molto!
La ricetta l'ho trovata sul pacco della miscela per pane del Molino Chiavazza.

Ingredienti:
250 g. farina00
250 g. farina manitoba oppure 500 g. miscela per pane Molino Chiavazza
50 g. zucchero
50 g. burro
1 uovo intero
200 g. latte tiepido
1 bustina lievito di birra liofilizzato
1 cucchiaino sale (5 g.)

Mettere dentro la MDP il latte, il burro fuso, l'uovo sbattuto, lo zucchero, la farina ed infine il lievito; oppure seguire le istruzioni della propria macchina.
Programma: base 3 h. 10
Doratura: media
La mia Mdp è "A Tutto pane" della De Longhi

Con questa ricetta partecipo con molto piacere alla raccolta MDP, Bauletti & Co. organizzata dalla simpatica Micaela
Partecipo alla raccolta anche con queste ricette:

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Insalata tricolore

Finalmente riesco a postare una ricetta con cui partecipare alla raccolta della Streghetta Susina


fortunatamente Susina ha deciso di prorogare la scadenza al 30/04: non che in casa mia non si mangi verdura, anzi......io non me la faccio mancare nè a pranzo nè a cena, ma l'insalata è sempre quella classica, mista magari con pomodori e mais....ma classica!

Ieri sera però ho fatto questa che vi anticipo subito non è niente di particolare però l'ho trovata molto gustosa!
INSALATA TRICOLORE


Per 3/4 porzioni:

fagiolini (non so dirvi esattamente il peso, ma una volta puliti poteva essere all'incirca 4 etti)
4 carote
2 grosse patate
olio evo
aglio e peperoncino
prezzemolo
sale

Mettete a bollire abbondante acqua in una pentola capiente. Nel frattempo mondate tutte le verdure, riducetele a bastoncini lunghi 4/5 cm (non fate tocchetti troppo piccoli ) e sciacquatele abbondante sotto il getto dell'acqua. Tuffate nell'acqua in ebollizione prima i fagiolini, fate riprendere il bollore e dopo 5 minuti aggiungete le carote, riportate di nuovo a bollore e dopo altri 5 minuti aggiungete anche le patate. Fate cuocere finchè tutte le verdure risulteranno croccanti (ci vorranno altri 15/20 minuti). Salate solo all'ultimo momento. Scolate quindi le verdure.

In una padella versate 2/3 cucchiaio di olio evo e fateci soffriggere e un trito di aglio e peperoncino, aggiungete le verdure fatele saltare qualche minuto per insaporirle bene (cercate di girarle con il mestolo il meno possibile in modo da non sfaldarle), quindi aggiustate di sale se necessario, aggiungete pochissimo prezzemolo tritato, mescolate bene e servite.


Questa insalata la potete gustare sia calda sia fredda: ieri sera infatti l'abbiamo mangiata calda ed era buona, oggi a mezzogiorno me la sono portata in ufficio per pranzo e l'ho mangiata a temperatura ambiente e, vi dirò, era ancora più buona, forse anche perchè i sapori avevano avuto il tempo di amalgamarsi per bene.
Dichiamo che in vista delle temperature estive (anche se oggi qui al nord è tornato l'autunno!!!!) potrebbe essere un'ottima soluzione per una cena o un pranzo, integrandola magari con tocchetti di formaggio o di prosciutto.......o di quello che più vi piace!

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martedì 14 aprile 2009

Il mio cuore è con voi

Il mio cuore in questo momento è vicino a tutti gli abruzzesi; a coloro che in un attimo hanno perso tutto, ed in particolar modo, è vicino a coloro che in questa tragedia hanno perso una persona cara.
Un abbraccio a tutti.
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Brownies super speciali

Quando ho visto questa ricetta sono rimasta affascinata e nello stesso tempo perplessa, per la presenza di uno "strano" ingrediente che si trova all'interno questo impasto.
Ma proprio per questo, non sono riuscita a resistere alla tentazione di prepararlo, perchè ogni volta che c'è un ingrediente "strano".... io lo devo provare; magari dimezzando le dosi, come ho fatto sia con questa ricetta, sia con i biscotti alla maionese...fidarsi è bene...non fidarsi...è meglio, quindi dimezzo la dose, per timore di buttar via tutto, ma provo la ricetta ;-)
Il risultato è un dolce morbidissimo, proprio grazie alla presenza dello "strano" ingrediente: le rape rosse.
Si avete capito bene, lo"strano" ingrediente, sono proprio le rape rosse, quelle che vendono sottovuoto e già cotte al supermercato; ma vi posso assicurare che il sapore non si sente assolutamente, basta omettere alle persone che li mangiano la presenza di questo strano ingrediente ;-)... adesso se leggono questo post....non si fideranno più di me ;-)
Rimangono morbidi e cioccolatosi dentro, si sciolgono in bocca, e sono adattissimi a chi ama il cioccolato fondente, ottimi davvero!
La ricetta l'ha postata MarinaB. su coquinaria.

Ingredienti per i brownies al cioccolato fondente e rape rosse:
250 g. cioccolato fondente
200 g. di burro
1 cucchiaio di liquore (io ho usato 1 cucchiaio di latte)
250 gr di rape rosse cotte ( quelle sottovuoto del super)
3 uova intere
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
200 g. di zucchero Zefiro
50 g. di cacao in polvere
50 g. di farina di riso (ho usato fecola di patate)
1 cucchiaio di baking powder (lievito in polvere per dolci)
100 g. di farina di mandorle o mandorle tritate finemente

Fondere a bagnomaria o nel microonde il cioccolato con il burro fino ad ottenere una crema liscia. Aggiungere il liquore oppure il latte.
Lasciare intiepidire mescolando ogni tanto.

Nel frattempo frullare la rapa rossa, aggiungere una alla volta le uova, quindi lo zucchero, l'estratto di vaniglia e un pizzico di sale.
In una altra ciotola setacciare la farina di riso, con il cacao, il lievito per dolci e la farina di mandorle.

Aggiungere la purea di rape rosse alla crema di cioccolato, quindi con una spatola incorporare il mix di farine (farina di riso, cacao, mandorle, lievito).
Versare nella teglia rettangolare di cm. 30 x 40 circa precedentemente imburrata e infarinata, e infornare a 180° statico per 40-45 minuti.
Io per metà dose ho utilizzato una teglia rettangolare,di quelle usa e getta di circa 18 x 23 cm. e per la cottura ha impiegato circa 45 minuti, anche se la ricetta originale diceva 30-35 minuti.
In superficie di formerà una crosticina, che tende a spaccarsi,
ma dentro deve rimanere morbida e umida.

Aspettare il completo raffreddamento prima di sformare dalla teglia e tagliare quindi in quadrati e spolverare con zucchero a velo.
Migliori il giorno dopo e ottimi anche dopo 2 giorni!
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Coniglio e Buona Pasqua!

Per la mattina di Pasqua ho fatto questo coniglietto, per accompagnare la nostra colazione, è una
ricetta semplice e veloce, da fare al volo!
Ingredienti:
60 g. zucchero
1 uovo
50 g. yogurt
90 g. farina
1/2 cucchiaino lievito
35 ml olio di riso
Scorza 1/2 limone
Separare il tuorlo dall'albume e montare con le fruste gli albumi con la metà dello zucchero, finchè sono montati a neve.
Montare il tuorlo con lo zucchero restante finchè è spumoso, aggiungere lo yogurt, l'olio, la farina miscelata con il lievito, la scorza limone ed infine gli albumi montati a neve; incorporarli delicatamente senza smontare il composto.
Versare nello stampo a forma di coniglio, precedentemente imburrato, infarinato e chiuso con gli appositi gancetti.
Infornare a 180° per circa 30- 35 minuti.
Far raffreddare per almeno 10 minuti, coperto con un panno umido, prima di sformare.
Si può glassare con cioccolato o cospargere con lo zucchero a velo, come ho fatto io perchè lo mangiamo a colazione!

Quest'anno la Pasqua arriva in un momento in cui la vita di tante persone è stata improvvisamente stravolta, cambiata, distrutta, quindi lo stato d'animo di tutti noi, non è dei più sereni e felici, ma vorrei comunque augurare a tutti voi una serena Pasqua, e a tutti gli abruzzesi auguro di ritrovare la serenità e la forza per andare avanti e ricominciare!!!
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Muffins al cocco

Questi, sono i dolcetti classici che preparo ogni volta che ho finito le colazioni e che ho pochissimo tempo!
Tipo: quando la domenica sera ritorno a casa dopo aver passato il week-end con la mia famiglia a Bologna (e ovviamente è saltato l’appuntamento settimanale col super…), anche se sono ancora piena come un uovo, non posso [...]
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Buona Pasqua a tutti

Vi siete mai chiesti come mai a Pasqua si regalano e si comprano uova?
Bé, le origini sono abbastanza antiche, ma le uova vengono associate alla primavera, simbolo di rinascita delle natura, ma con l’avvento del Cristianesimo divenne anche simbolo di rinascita dell’uomo, ovvero la resurrezione di Cristo. Come in un uovo esce un pulcino, Cristo [...]
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Calamarata con gamberetti e zucchine

La calamarata è un tipo di pasta, di semola di grano duro, trafilata al bronzo, davvero di alta qualità.
La pasta che subisce questo tipo di lavorazione, ovvero la trafila al bronzo, ottiene una ruvidezza, grazie al bronzo, in modo tale che al momento del condimento i sughi e i condimenti si assorbano alla pasta per [...]
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Pane saporito alle erbe

Se come me amate il pane con crosta croccante e mollica morbidissima, dovete assolutamente provare questo! Questo pane mi ha dato una grandissima soddisfazione....finalmente un pane OTTIMO con la macchina del pane! E' vero avevo fatto questo preso in prestito da Dolcetto e mi era riuscito bene...però fino a quel momento tutti gli esperimenti fatti con la macchina del pane con ricette prese da vari libri si erano rivelati un fallimento.......invece questa volta è stato un vero trionfo!

Per un pane da circa 500gr:

200 gr di farina 00
130 gr di farina manitoba

2 cucchiai di olio evo
7 gr di lievito di birra fresco (oppure 3 di lievito secco)
erbe aromatiche a scelta (io ho utilizzato origano ed erba cipollina)
8 gr di zucchero
4 gr di sale

Questo pane e perfetto per accompagnare carne o pesce alla griglia, ma anche insaccati e formaggi stagionati! Ottimo anche abbrustolito per accompagnare una zuppa di cereali o una zuppa di pesce!
Mettete nel cestello della macchina 220 gr di acqua, l'olio, le farine mescolate e setacciate: unite quindi lo zucchero, il sale e il lievito sminuzzato, avendo cura di porli in angoli opposti del cestello.

Preparate un trito molto fine con le erbe e inseritelo nel cestello al segnale acustico.

Programma: pane francese
Crosta: media

Noi ce lo siamo gustati con dell'ottima spianata calabrese, un fantastico prosciutto crudo di San Daniele, un'insalata verde e un calice di Santa Cecilia 2005 di Planeta, un ottimo vino rosso siciliano che mi è arrivato da La Compagnia del Cavatappi!



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In questi giorni non si può non rivolgere un pensiero alle migliaia di persone che in una solo notte hanno visto la loro vita sgretolarsi: mi riferisco ovviamente alle vittime del terremoto in Abruzzo....in una sola notte hanno perso la casa e, purtroppo, anche persone care!
Si poteva fare qualcosa prima? Forse si!!!!! Ma questo non è il momento delle polemiche e delle ricriminazioni....questo è il momento in cui, ognuno secondo le proprie possibilità, faccia qualcosa di concreto per aiutare la popolazione abruzzese!!
Per saperne di più: media friends onlus

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Buona Pasqua a tutti!!!!!

Nel periodo precedente a Natale mi ero incaponita sul fatto di voler provare a realizzare il panettone.......avevo scaricato decine di ricette, mi ero procurata tutti gli ingredeinti necessari e gli stampi.....poi il tempo è volato ed insieme a lui anche il panettone!
Per Pasqua ho pensato alla colomba......però sapevo che anche in questo caso la ricetta classica richiedeva lo stesso lunghissimo procedimento del panettone, quindi avevo accantonato l'idea....invece qualche giorno fa mi imbatto casualmente in una fantastica ricetta....la leggo incuriosita e scopro che è di realizzazione piuttosto semplice e veloce.....la devo fare, ho pensato immediatamente!

Problema......non ho stampi a forma di colomba, neanche del tipo usa e getta....quindi che fare? Ho girovagato in vari posti ma non ho trovato nulla, quindi ho pensato di fare una colomba travestita da panettone ed usare gli stampi usa e getta acquistati e mai utilizzati!!!! Poi invece capisco che si possono realizzare delle carinissime colombine singole.....ma andiamo per ordine: io la ricetta l'ho letta da Laura, che ha sua volta l'ha presa da Morena, che a sua volta l'ha presa l'autore originale cioè Papum.....insomma una ricetta super collaudata! E così capisco che si posso realizzare delle colombine singole....una folgorazione perchè io proprio non ci avevo pensato!
Quindi, tutta felice, mi sono procurata il necessario e anche se proprio all'ultimo momento mi sono messa all'opera!


INGREDIENTI per circa 10 Colombine o 2 trecce (io ho raddoppiato la dose e le ho fatte tutte e due....già che c'ero: 15 colombine e 1 treccia)

500 gr di barina Manitoba del supermercato o una farina di forza
100 gr di zucchero
100 gr di burro morbido
130-170 gr di acqua
20 gr di lievito di birra fresco
5 gr di sale (2 pizzichi)
2 uova+1 tuorlo
aromi (io ho usato vaniglia)
Raspatura di un'arancia + gocce di cioccolato fondente (per l'impasto raddoppiato ne ho usate 125 gr)

Per la Glassa:
50 gr di farina
100 gr di zucchero
acqua qb

PREPARAZIONE:
Mettete nel ken (ma anche a mano va benissimo) tutti gli ingredienti ma solo metà dell'acqua prevista, quando saranno ben amalgamati versate un pò alla volta il resto dell'acqua : dovrete ottenere un impasto liscio e ben incordato. Con il ken dovrete farlo lavorare per circa 30 minuti.

Quindi mettete a riposare in un luogo coperto: se dovesse risultare troppo molle girate la pasta su se stessa un paio di volte a distanza di 10 minuti così prenderà più forza.

Fino a qui è uguale per entrambe le preparazioni.

Passaggi per la realizzazione delle colombine: dividete l'impasto in pezzi da 100 gr circa, ogni pezzo arrotolarlo su se stesso, poi girare di 90° e fare altrettanto: questa operazione si chiama incartare. Dividete a metà ogni pezzo, appoggiatelo sul piano dalla parte del tagllio ed arrotolate ancora una volta.

Disponete in modo ordinato i vari pezzi: con uno farete la coda e con l'altro le ali. Con ogni coppia formerete un rotolino allungato (le ali) che disporrete sulla placca dando una forma a ferro di cavallo ed un altro rotolino (il corpo) con 2 parti più sottili per la testa e e per la coda: appoggiate quest'ultimo sulle ali facendo sporgere bene la testa oltre le ali.
Mettete a lievitare per circa due ore.

Preparate la glassa mescolando la farina con lo zucchero ed aggiungendo poca acqua per volta fino ad ottenere una crema densa ma spalmabile e che non cola.

Spennellate molto delicatamente la glassa sulle colombine, cospargete di zucchero semolato e abbondante zucchero a velo......infornate a 220° per 8-10 minuti a metà altezza con forno statico. Non fatele colorire troppo perche rischiate di ritrovarvele secche all'interno.

Se volete vedere le foto di tutti i passaggi andate qui !

Passaggi per la realizzazione delle trecce: dividete l'impasto lievitato in due pezzi ed ogni pezzo a sua volta in tre uguali.....se necessario pesateli!

Ogni pezzo incartetelo con lo stesso procedimento di prima ma una sola volta ottenendo così 6 rotolini uguali. Formate delle lunghe strisce con i rotolini ottenuti e intrecciateli 3 alla volta per ottenere appunto 2 trecce. Posizionate sulla placca rivestita di carta forno e coprite con un foglio di nylon e fate lievitare per circa 2 ore....distanziatele bene perchè lieviteranno molto.

Terminata la lievitazione passate alla glassatura come sopra.

Infornate a 200° per 20 minuti con forno statico....se durante la cottura vedete che prensono troppo colore copritele con un foglio di stagnola. Vale sempre la prova stecchino: anche queste come le colombine non fatelo colorire troppo perchè seccano.

Se volete vedere le foto di tutti i passaggi andate qui !
Mie note: se come me volete fare la versione con gocce di cioccolato, aggiungetele quasi al termine della lavorazione perchè con il calore parte delle gocce si sono sciolte rendendo scuro l'impasto.....ottimo lo stesso, ma più bello se ci fosse stato più contrasto cromatico!
Comunque è una pasta morbidissima e buonissima.........adatta anche per delle brioscine....ci sto meditando!

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[Non chiamatela] Antropologia del dove, del quando & del caldo metropolitano!


Le antropologie ce le eravamo quasi scordate. 
Io per primo le avevo dimenticate, mettendo da parte una briciola sostanziosa del Maiale. In realtà, e sinceramente, mi appaiono ora come un modo volgare di raccontare altro oltre le ricette ed i luoghi ai quali siamo abituati da tempo. Dico volgare perchè quelli che furono tentativi maldestri di cimentarsi in un'antropologia sono ora, e suona pure meglio, racconti di vita con annesse riflessioni. Il Maiale mangia & beve, ingrassa e si sollazza.. ma prova anche a riflettere qualche volta. A pancia piena si intende. Dunque anche a Roma da qualche giorno il caldo afoso e l'immancabile venticello sono apparsi. Se ne accorgono le signore sui tram, le studentesse accalorate per strada e gli impiegati vestiti di tutto punto, giacca e cravatta, camicia a maniche lunghe e occhiali da sole. Io Roma sto per lasciarla. Una serie di impegni e la voglia di andare mi portano lontano. Lascio anche casa, che riprenderò a settembre/ottobre chissà in quale quartiere, municipio o borgata. Negli ultimi giorni passo volentieri le ore che precedono il buio alla finestra. Una birra gelata a farmi compagnia e i miei occhi puntati sulla piazza. Dalla mia postazione privilegiata osservo le persone nel caotico e rumoroso atto dello spostarsi. Un amico non amico mi parlava di traiettorie. Una notte sulla Casilina, dall'ultimo piano di un palazzetto, provò a spiegarmi la sua teoria. Una teoria contemplativa, che non tentava per forza di giungere a una conclusione. Quando sto quassù, mi diceva, osservo la gente muoversi e traccio per ognuno la sua traiettoria. Immagino flussi di linee che compongono un mosaico di vite, fatti e accadimenti. Spesso, ovvio, queste si mescolano, si intrecciano e a me pare quasi che le vite di quello o quell'altro possano scontrarsi, congiungersi, arrotolarsi insieme. Sarà stata l'ebbrezza ma a me piacque quella teoria, questo modo di partecipare alla vita senza parteciparvi. Un osservatorio del resto ha sempre il privilegio di lasciare spazio alla fantasia. Così io butto i miei occhi sulla piazza, sul sole che cala, sui wine bar che si riempiono, sul venticello che ritorna, sulla mia birra e su tutta la mia immaginazione. Mi faccio domande senza attendere risposte. Metto su un pò di musica e lascio spazio alla testa. Dove andrà quella ragazza con la gonna bianca, che giornata avrà avuto, chi ama, che pensa, cosa mangia. E quel signore anziano che a stento riesce a trascinare la busta che porta con se? Tutto mi appare così delicato. Leggero e irresistibile. Il mondo, o parte di esso, si muove ai miei piedi. Poco al di sotto di essi. Ed è uno scomporsi di suoni, di teste e silouette, di macchie di colore sul fondo grigio dell'asfalto. Tra i semafori e i tram, il bar Regina e quei due buffi ometti bianchi. Centinaia di teste si muovono per andare da qualche parte. Per andare dove devono andare. Finita la birra mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Rimango immobile per un pò, poi sento l'immancabile languore. Apro gli occhi e penso a cosa cucinare. Sono giorni in cui mangio sempre da solo e quelle, credetemi, sono le cucinate migliori. Come sempre accade. Un biscotto di grano con olio di frantoio, pomodori di Sicilia, basilico, finocchietto e pecorino. Una frittata alla Sannita, mozzarelline ripiene di verdurine di stagione tagliate a cubetti piccolissimi e fritte in poco olio. Fiori di zucca, insalata di frutta e verdura, melanzane grigliate con mentuccia, yogurt, fragole, ciliege, pesche, miele e cereali. Un sorso di amaro fatto in casa e passa la paura. Paura del dove e del quando, dell'andare, produrre, incontrare, poi ritornare e ricominciare. Quali sono e saranno le mie traiettorie? Una dolce paura accarezzata dallo stordimento di una giornata afosa passata in giro tra cose da fare, caffè con crema e telefonate. "Devo prendere le pellicole ci vediamo a Ottaviano, aperitivo alle 18 a San Lorenzo, una casa da vedere alle 17, ma poi ce la fai a venire?! C***o non ho tirato fuori i panni dalla lavatrice, ma domani vieni alla cena, cucini tu? Chiama la scuola dì che non vai alla riunione, no ma se torno prima ci passo un secondo. Ma quella del giornale l'hai più vista? Mamma, allora non torno ci vediamo a fine mese direttamente. La digitale in assistenza. Oh, ma chi era quella?! Non lo so! Questo caldo mi stressa, mi fa sudare, ho sempre voglia di entrare in un bar e sciacquarmi il viso. Stare qui dentro, in mezzo alle cose mi prende male. Dovrei anche cucinare qualcosa e scattare due foto. Il Maiale Ubriaco. Oramai ha preso forma dentro di me. Mi aspetto sempre di incontrarlo, magari la notte quando mi alzo per andare a bere. Svolto l'angolo e zac! mi si piantona davanti. Grosso e grasso, dritto sulle zampe anteriori. E ride, e mi guarda, e ride. "Mi avete creato voi, ora dovete seguire la mia traiettoria!" Oh no, o mio Dio. No ma è il caldo, il caldo che rimpalla sul cemento di questa strana città, un pò metropoli un pò paese mi sta dando le allucinazioni. Non ci posso restare qua dentro. Dentro alle strade a fare le cose, a telefonare, a sentirmi come Bukowski in quel racconto visionario che era "6 pollici". ... Era carina quella, ti ha salutato e vuoi dirmi che non la conosci? Ste ma dove vai? Oh? ... Vado alla mia finestra. Ho comprato la birra. Vado a casa, no non vengo alla cena, non esco stasera. E non mangio. Fino a prima di partire resto alla finestra. Ascolto un pò di musica e osservo le traiettorie. Traiettorie? Mi sa che il caldo ti ha dato alla testa!
Stefano Tripodi

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